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Vittorio Feltri inchioda la sinistra: pensi al milione sparito a Cutro

Vittorio Feltri
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Come quasi tutte le tragedie, anche quella di Steccato di Cutro ha un aspetto che definire comico è riduttivo. Dal giorno del naufragio sono cominciate le indagini per scoprire eventuali colpe. In effetti infuria una polemica contro il nostro governo considerato che i nostri apparati avrebbero omesso di soccorrere i naufraghi o meglio abbiano peccato nel non intervenire tempestivamente per aiutare coloro che a causa del mare grosso erano finiti in acqua, molti dei quali pertanto sono affogati.

Il ministro dell’Interno e di conseguenza la premier sono stati ingiustamente accusati di inefficienza attribuita agli apparati preposti a salvare gli immigrati in difficoltà tra le onde. Le discussioni sono andate avanti parecchio tempo e il nostro esecutivo, per quanto innocente, ha dovuto subire ogni sorta di imputazioni gratuite.

 

 

Ieri il Corriere della sera ha pubblicato con evidenza una notizia alquanto stupefacente. Sulla barca stracolma di gente, numerosi adulti e parecchi bambini, c’era pure uno zainetto stracolmo di denaro, oltre un milione e mezzo di euro, che è prodigiosamente sparito. Ma come, quasi tutte le persone che erano a bordo del bidone galleggiante (si fa per dire) sono annegati e i loro corpi sono stati recuperati, mentre il borsone pieno di quattrini non è andato a fondo e non è riemerso? Scomparso.

Non si tratta evidentemente di un miracolo divino: qualcuno lo ha preso e ha poi tagliato la corda. Chi può essere questo qualcuno? Il sospetto è che sia l’unico scafista che è riuscito ad eclissarsi facendola franca. Infatti tutti i barcaioli sono stati arrestati meno uno che ha fatto perdere le proprie tracce e anche quelle dei soldi, cioè il ricavato di quanto incassato dai marinai improvvisati che hanno incassato da ogni passeggero da 4.000 mila euro a 8.000 euro quale prezzo della traversata. È la prova inconfutabile che i mascalzoni responsabili della sciagura sono appunto gli scafisti che per avidità hanno organizzato la migrazione su mezzi insicuri, ovvero pronti ad affondare, facendosi retribuire in misura scandalosa.

 

 

Il furbacchione latitante non si sa dove si nasconda, ma data la quantità di banconote che ha portato con sé con abilità pari alla sua sfrontatezza non è difficile pensare che abbia trovato in Italia una festosa accoglienza. Ovvio, non solo pecunia non olet, però aiuta moltissimo a sfuggire dalla giustizia e a trovare un comodo ricovero. Certamente la cosa è scandalosa, ma lo è ancora di più il fatto che l’intero governo Meloni sia stato issato sul banco degli imputati quando con ogni evidenza siano gli scafisti a dover versare il fio per aver intrapreso un viaggio mortale. Mentre all’Italia compete l’obbligo di controllare il traffico marittimo, non quello che si ritiene obbligatorio di raccattare in acqua chi sfida incoscientemente le mareggiate.

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