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Tommaso Foti contro la sinistra: "Basta boicottare l'Italia"

Antonio Rapisarda
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«Gli ultimi risvolti forniti dagli stessi superstiti della tragedia di Cutro» – ossia gli scafisti che giravano addirittura gli spot, durante la traversata, per sponsorizzare “l’attività”: il traffico di essere umani – «rendono ancora più necessarie le misure di contrasto che abbiamo approvato contro questi criminali. Lo stesso accadrà con la protezione speciale: “anomalia” molto italiana che ha rappresentato in questi anni l’ennesimo fattore di attrazione». Ad assicurarlo a Libero è Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, che ha un messaggio da lanciare a proposito ai governatori Pd e ai sindaci “disobbedienti”: «Invece di contestare lo stato di emergenza e di mettere in difficoltà tanti cittadini, con l’unico obiettivo di boicottare l’azione del governo, riflettano sulle parole autorevolmente espresse dal Presidente Sergio Mattarella».

 

 



Il capo dello Stato ha spiegato che serve una nuova politica di asilo: le vecchie regole «sono ormai preistoria»... 
«Siamo assolutamente d’accordo. È una posizione storica per il centrodestra: l’Italia non può affrontare da sola l’emergenza. Tesi che il governo sostiene con forza in ogni ambito, come testimoniato dai passi in avanti in Consiglio europeo. Ma adesso occorre fare di più e subito. Speriamo che le opposizioni prendano atto della situazione e che sostengano l’Italia, non il governo, in Europa per ribaltare lo status quo che va a colpire tanto i migranti che avrebbero davvero diritto, e che si vedono scavalcati dall’arbitrio dei trafficanti, quanto i ceti popolari che subiscono l’immigrazione senza regole».
La soluzione, alla radice, non è ridurre le partenze? 
«Certo. Per questo l’Africa ha bisogno di investimenti mirati, non di mance. Figuriamoci di politica predatoria: quella che in alcuni frangenti ha caratterizzato l’approccio di molti Paesi europei. È questo il meccanismo del Piano Mattei che, semi permettete, chiamerei “piano Meloni”. La sua missione nel Corno d’Africa ha dimostrato il ritorno del protagonismo italiano nel Mediterraneo “allargato” dove ci si pone diversi obiettivi strategici: dall’energia alla cooperazione paritetica».
Con quale scopo? 
«La cornice è evitare l’effetto nefasto di un’Africa costretta a una perenne “adolescenza economica”, con tutto ciò che ne consegue in termini di sommovimenti e polveriere. Ecco perché siamo pronti a fare la nostra parte per la stabilizzazione del Maghreb e del Corno d’Africa. È così che si estirpano le cause profonde che spingono masse di disperati a migrare verso l’Europa. Europa che da parte sua dovrebbe avere tutto l’interesse perché ciò accada. La politica verso l’Africa – su cui l’Italia è avanguardia – va valutata con attenzione anche perché gli occhi li hanno già messi altri: magari preoccupandosi solo di andarsi ad accaparrare le terre rare per garantirsi futuri monopoli sotto il profilo delle risorse strategiche. Ogni allusione alla Cina e alla Russia è fortemente voluta...».

 

 

 


Ad Addis Abeba Giorgia Meloni ha rilanciato anche lo stop alla protezione speciale. Nessuna sfumatura nella maggioranza: arriva la stretta? 
«Confermo. Del resto l’obiettivo della riduzione della protezione speciale è scritto nel programma di governo ed è un fenomeno che abbiamo sempre denunciato. Il motivo è semplice: si tratta di una protezione ulteriore rispetto a ciò che accade in Europa. Non vi è dunque una ragione di diritto per la quale l’Italia debba discostarsi dalle altre nazioni che non riconoscono questo tipo di protezione. Le forze di maggioranza, ci mancherebbe, remano nella stessa direzione: lo conferma l’emendamento che è stato sottoscritto dai capigruppo in commissione Affari costituzionali al Senato».
Occorrerà trovare una formula per non turbare il Quirinale? 
«L’obiettivo è cancellare quelle norme permissive ereditate dai precedenti governi. Inizialmente, infatti, la protezione umanitaria non aveva questa “espansione”. Le maglie sono state allargate per far sì che diventasse una specie di passepartout: perché laddove un migrante non poteva avere diritto alla protezione internazionale avesse un ombrello diverso con il quale poter rimanere in Italia. Eliminare queste storture è un atto dovuto. Non è una vittoria del centrodestra ma degli italiani».
Altro tema che ha raggiunto la premier nella missione africana è il partito unico di centrodestra: ha spiegato che si cammina meglio “insieme” se restano in piedi i tre partiti. 
«FdI oggi rappresenta il partito dei conservatori. Già di per sé – con il 30% – è un partito che va “oltre la destra” e la sua base. Dopodiché una pluralità di offerte politiche non solo serve per meglio rappresentare tutte le sensibilità presenti nella società ma penso che costituisca anche un tesoretto culturale e programmatico che il centrodestra senza trattino può utilmente preservare».

 

 

 


Ciò significa che il vecchio leone, Silvio Berlusconi, è chiamato all’ennesima campagna elettorale per la sua Forza Italia: quelle per le Europee. L’ambizione è mutuare la formula del destra-centro a Bruxelles con i popolari? 
«L’augurio è che il presidente Berlusconi possa essere presto in prima linea sia in questa fase che in futuro. Premesso ciò dico che strategicamente, anche se volessimo guardare le Europee solo da questo punto di vista, essendo FdI appartenente alla famiglia dei Conservatori e Forza Italia a quella dei Popolari, se si può realizzare – come tutti auspichiamo – un cambio di governo in Europa, il fatto che vi sia una formula di governo più che performante in Italia può sicuramente favorire un processo del genere in scala. Ossia un’Europa finalmente governata dal centrodestra».
Elly Schlein è tornata dalle “ferie” prendendo di mira le nomine del governo sulle partecipate. Vi accusa, fra le altre cose, di sudditanza alla lobby del fossile... 
«Consiglierei alla Schlein di tornare in vacanza perché evidentemente è ancora molto stanca per le poche “fatiche” congressuali che ha fatto. Se vi sono delle nomine ineccepibili sotto ogni punto di vista, a partire dal curriculum e dai risultati ottenuti, sono proprio quelle di questo governo. Posso dire, inoltre, che il “metodo Meloni” ha sicuramente dimostrato come in Italia la parola merito può trovare concreta attuazione. Che la Schlein, poi, venga a insegnare quali dovevano essere i profili, sostenendo che sarebbe stata premiata la lobby dei fossili...Proprio a lei vorrei far presente che molte di quelle aziende sono leader anche nel campo delle energie alternative. Le consiglierei dunque di essere più informata e prudente. Parlando a vanvera si occupa qualche titolo di giornale ma ragionare è un’altra cosa: anche se mi rendo conto che a volte è difficile...».
Il Def presentato è assai prudente e attento a mantenere i conti in ordine. Le opposizioni lo giudicano asettico. 
«Il Def è prudente ma vorrei ricordare che l’economia va molto meglio delle previsioni che una sinistra iettatrice aveva pronosticato al nostro arrivo. Questo però non deve addurre a delle valutazioni ottimistiche a prescindere. Occorre realismo. E realisticamente il Def affronta quello che sarà lo scenario del 2023 avendo particolare attenzione ai lavoratori e soprattutto ai lavoratori che più di altri risentono dell’inflazione: i 3 miliardi scaricati per il taglio del cuneo fiscale andrà nelle tasche delle famiglie più disagiate. Anche da questo profilo la socialità di questo centrodestra a trazione Meloni è nei fatti e non nelle parole». 

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