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Giorgia Linardi e gli insulti in Tunisia contro Meloni: "Meglio porco che fascista"

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"Meglio porco che fascista". Giorgia Linardi, portavoce italiana della SeaWatch e da almeno 4 anni autentica Lady Ong spesso protagonista nei talk della nostra tv, sceglie di chiudere così il suo editoriale-denuncia sulla Stampa. Non sono parole sue, ma quelle scritte in italiano su un cartello esibito da alcune donne a Tunisi che chiedevano giustizia per i propri figli scomparsi in mare, in occasione della visita della premier Giorgia Meloni per un faccia a faccia con il presidente Saied. La Linardi non vede di buon occhio il dialogo tra Palazzo Chigi e Tunisi, così come non apprezza gli accordi tra Roma e la Libia per frenare i viaggi dei disperati nel Mediterraneo e mettere un freno alla immigrazione irregolare

 

 

 

Mentre "le Ong impegnate nel soccorso in mare sono state ascoltate ieri dalle commissioni Esteri e Difesa riunite a Montecitorio", spiega la Linardi, "a Palazzo Chigi si è tenuto l’incontro del nostro esecutivo con una delegazione di ministri del governo di Tripoli". I due governi si sono impegnati "ad avviare iniziative di cooperazione per ridurre l’afflusso di migranti irregolari, oltre a fornire i mezzi necessari per le 'operazioni di salvataggio in mare'". E qui la rappresentante di SeaWatch insorge, definendo quegli interventi "operazioni di cattura, spesso violente, come testimoniato dalle immagini divulgate dagli aerei di monitoraggio civile di Sea-Watch". La guardia costiera libica, denuncia la Linardi, si è resa protagonista di speronamenti, frustate e bastonate ai migranti e di lancio di patate contro gli equipaggi delle Ong durante le delicate operazioni di soccorso con persone in acqua".

 

 

 

Quindi dà notizia delle parole in audizione davanti alla Commissione parlamentare italiana di David Yambio, "arrivato circa un anno fa da Tripoli con un volo umanitario dopo essere stato ricercato dai libici per aver guidato la protesta delle persone migranti attraverso il movimento Refugees in Libya". Una ricostruzione commovente, certo. Ma la chiusa sibillina e molto "politica" della Linardi sullo slogan evidentemente anti-meloniano (in italiano, e a Tunisi) fa sorgere dubbi sulla strumentalizzazione di questo dramma globale.

 

 

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