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Denny Mendez accusata per la relazione col deputato FdI? "Razzismo contro la destra"

Daniele Priori
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Denny Mendez, la prima Miss Italia dalla pelle nera, eletta nel lontano 1997, è saltata agli onori della cronaca (rosa e non solo) per il suo recente fidanzamento con il deputato di Fratelli d’Italia Gimmi Cangiano. Una vicenda talmente appassionante (soprattutto per alcuni esponenti di sinistra) da scatenare un tiro alla miss, passata improvvisamente dall’essere una icona del progressismo a una fiancheggiatrice del potere della destra, almeno secondo i soliti benpensanti M5S.

L’ex Miss, oggi attrice, interpellata da Libero non ha esitato a ribattere punto su punto, rifiutando, soprattutto ogni tipo di strumentalizzazione sulla sua persona: «Non sono mai stata affezionata neppure all’etichetta di prima Miss Italia nera... Ho lottato tutta la vita per affermarmi per quel che sono, semplicemente Denny. Ma del resto, a modo mio son sempre stata di attualità, anche politica; quindi, non faccio troppo caso agli attacchi soprattutto se pretestuosi e finalizzati ad altro» ci dice con un sorriso acuto.

 

 

 

Solo che prima era un’icona della sinistra, ora invece la sinistra la prende di mira...  
«La mia elezione all’epoca fu un segnale importante, anche da un punto di vista politico, oltre che sociale e civile. Da quel giorno, la mia carriera ha sempre proseguito lungo la strada che io ho di volta in volta liberamente scelto. Ho recitato, ho fatto teatro, cinema e tv. Ho avuto l’opportunità di lavorare in contesti internazionali, di presentare molti ed importanti eventi. Ho premiato, sono stata premiata: insomma. Non credo che mancasse visibilità alla mia persona e alla mia carriera».

Poi Denny, ci conceda il parallelo letterario, si è fermata a Carditello... Cos’è successo?  
«Negli ultimi giorni mi sono ritrovata parte di una polemica sterile, che davvero non mi appartiene e che faccio fatica a comprendere. Aver presentato un Festival musicale in una bellissima location del Casertano è diventato motivo dirimente soltanto perché casertano è il mio compagno. La mia presenza a questa manifestazione è stata dovuta esclusivamente al progetto che mi è stato presentato quando sono stata contattata: Il Festival di Carditello, peraltro, è stata soltanto una delle esperienze magnifiche che lavorativamente hanno caratterizzato la mia estate 2024 in tutta Italia eppure il mio nome lo si lega solo a Carditello».

Sono state diffuse falsità sul Festival?
«Per completezza di informazione, è giusto che qualche precisazione la faccia anche io. Carditello ha richiesto la mia presenza ben oltre le serate del Festival: tra interviste, sopralluoghi e prove sono state almeno dieci le giornate che mi hanno vista impegnata. A fronte di tanto lavoro, che ho svolto con gioia e allegria, il compenso complessivo di 3.000 euro netti e poco più, ha davvero coperto solo le spese di trasporto, dal momento che vivo a Bologna e che tra una data e l’altra spesso ero in giro per altri eventi e manifestazioni. Ma lo rifarei per i motivi che ho chiaramente espresso. Non si vive soltanto di cachet: si vive anche di emozioni. Ed io da Carditello ne ho portate via con me molte ed intense».

Non sarà che la sua “colpa”, secondo certe persone di sinistra, sia proprio stare con un deputato di destra? 
«Colpevolizzare l’amore, vuoi per questioni di etnia, di religione, di colore della pelle, di orientamento sessuale o addirittura di posizionamento politico, credo sia la cosa più anacronistica per chi vive l’Italia del 2024. Che questo colpevolizzare poi provenga da quegli stessi ambienti a cui ho sempre riconosciuto liberalità di pensiero e progressismo delle posizioni, mi fa ancora più strano. Non ho mai nascosto di ritrovarmi in alcune battaglie del centrosinistra. E non credo che amare un deputato di Fratelli d’Italia possa significare dover o voler ripudiare il mio modo di intendere e vedere alcune sfumature della vita. Anzi! È semplicemente un motivo per arricchirle».

Col suo compagno parlate anche di politica a casa, durante le vostre cene?
«Io e Gimmi parliamo tanto. Di politica, di spettacolo, delle rispettive esperienze e impegni. Come fa ogni coppia normale. Parliamo nel rispetto reciproco e senza provare a condizionare le idee e le convinzioni dell’altro: questo è anche il segreto del nostro stare bene insieme».

Fratelli d’Italia le sta sembrando un partito razzista o in qualche modo prevenuto nei riguardi delle persone di etnie diverse?  
«Guardi. La comunità di Fratelli d’Italia, per come ho potuto conoscerla io in questi mesi in cui l’ho frequentata, è ben lontana dall’essere razzista o prevenuta. E questo vale sia per quella casertana, sia soprattutto per quella romana. Ho avuto modo di incontrare in più occasioni gli amici e i colleghi di Gimmi, e mi sono sempre sentita a mio agio. Non ho mai notato atteggiamenti selettivi. Né tantomeno ho avuto l’impressione di una cordialità forzata. Non so come possa apparire dall’esterno la comunità di Fratelli d’Italia e perché qualcuno la guardi con preoccupazione: io ho trovato una realtà di amici che credono in un progetto, che credono nel loro leader Giorgia Meloni. Per assurdo, se volessimo provocatoriamente quasi invertire i termini della questione, una certa forma di razzismo sembra data più dal colore politico del mio compagno che dal colore della mia pelle. E poiché nel passato io di pregiudizi razziali qualcuno l’ho dovuto affrontare, mi auguro che almeno in questa occasione mi si lasci fuori da questioni che non mi appartengono».

Più in generale, l’Italia secondo lei è un paese razzista o pronto ad integrare?
«Credo che l’Italia sia un Paese profondamente accogliente e propenso all’integrazione, pur nel rispetto delle regole e nel rispetto dell’identità che, come Nazione, la caratterizza. Integrare ed accogliere sono principi fondanti di ogni Stato civile. Ma anche la tutela delle proprie tradizioni, della propria comunità e delle proprie leggi lo sono. Io ritengo si debba lavorare su un’idea di accoglienza e integrazione armonica. Ma non generalizzata. E questo non significa essere razzisti: significa essere cittadini del mondo consapevoli, aperti alla multiculturalità e alla diversificazione etnica, senza però sentirsi terra di conquista».

Lo “ius soli” oppure nella nuova formula chiamata “ius culturae” possono essere opzioni possibili?
«Credo che vada aperta una riflessione seria sulla questione della cittadinanza. Ma credo anche che la lungimiranza del presidente Giorgia Meloni, una donna che stimo al di là dei ruoli e al di là del colore politico, sarà la chiave giusta per poter trovare soluzioni condivise e che facciano l’interesse degli italiani. Ed italiano non è soltanto chi in Italia ci nasce: italiano è anche chi questo Paese lo ama, lo rispetta, lo onora».

Lei ha prestato il suo volto alla campagna sulla cittadinanza ai nuovi italiani peraltro...
«L’ho fatto convintamente e sono diventata un simbolo di questa campagna di sensibilizzazione proprio perché non lego il mio modo di vedere le cose al colore politico della persona che amo. Questo uno dei motivi per cui gli attacchi degli ultimi giorni mi hanno lasciata interdetta».

Lei è anche attivista della sua comunità dominicana in Italia. Le piacerebbe se la premier Meloni venisse ad incontrare la sua gente?
«Certo che mi piacerebbe se il Presidente Meloni venisse ad incontrare la nostra comunità Dominicana in Italia. Sarebbe un bel momento di confronto, di integrazione e di interculturalità». 

 

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