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Il Pd si è ridotto a pedinare i migranti: dall'Albania a Bari, l'ultima "trovata"

Massimo Sanvito
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È un pedinamento in piena regola quello della sinistra parlamentare che gioca a inseguire gli immigrati da rispedire in Egitto e Bangladesh. Prima il blitz al Cpr albanese di Gjader per verificarne le condizioni, poi eccoli fare capolino al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari, dove sabato sono sbarcati i famosi dodici (sette bengalesi e cinque egiziani) dalla motovedetta Visalli della Guardia Costiera.

«Persone. Persone indifese e soprattutto spaventate. Sono in buona salute, anche se naturalmente ancora molto scossi», ha spiegato il deputato dem Marco Lacarra, ieri in vista nella struttura del capoluogo pugliese. «Anche grazie alla grande disponibilità della direttrice del centro, mi sono assicurato che venissero immediatamente messi in contatto con gli avvocati, affinché, con l’adeguato supporto di mediatori culturali, possano esercitare il proprio diritto a fare ricorso nei termini previsti», ha aggiunto. Un assist prontamente raccolto dai legali. L’avvocato Gennaro Santoro, difensore di uno dei trasferiti, ha spiegato che «per avere riconosciuto questo diritto ho dovuto fare reclamo ai garanti, inviare numerose pec al Ministero dell’Interno, chiedere a parlamentari di intervenire». Poteva mancare un affondo politico? Certo che no.

 

 

 

«Continuano a mettere ostacoli a diritti costituzionali nella speranza di non far presentare ricorso al tribunale contro il diniego dell’asilo politico. Perché l’intera normativa sulle procedure accelerate è incostituzionale e contraria ai principi dell’Unione Europea. Contro la loro propaganda noi abbiamo la Costituzione», ha arringato Santoro. Alla base delle proteste ci sarebbero i problemi legati all’uso dei cellulari. Tra telefoni mancanti e sim assenti... Da venerdì scorso, giorno in cui hanno ricevuto la notifica del rigetto della richiesta di asilo, hanno 14 giorni di tempo per presentare ricorso.

 

 

 

 

L’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, però, punta al bottino pieno. «Insieme al ricorso presenteremo un’istanza al Tribunale di Roma per chiedere la sospensiva dell’ordine di allontanamento contenuto nel rigetto della richiesta di asilo. Un’istanza che di sicuro verrà accolta perché nella sentenza che non convalida il trattenimento c’è una dichiarazione di decadenza della procedura accelerata. A quel punto si tornerebbe alla procedura ordinaria di asilo». Tradotto: tempistiche più lunghe per presentare i ricorsi. Potenzialissimi clandestini resterebbero così in Italia, da irregolari, per almeno un anno.

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