Su Roma splende il sole e da Villa Doria Pamphili, sede in cui Giorgia Meloni ospita il vertice con Recep Tayyip Erdogan, si vede, vicino ed enorme, il cupolone di San Pietro. Lì sotto, forse, sabato scorso è davvero cambiata la storia dell’Ucraina: i due leader parleranno anche di questo. La premier italiana non ha col presidente turco la chimica che la lega a personaggi come Edi Rama, Javier Milei o Donald Trump. Erdogan è fatto di un’altra pasta, con lui è tutto molto più formale, però i due si capiscono bene lo stesso, uniti dalla reciproca convenienza. «La mia stimata amica Giorgia Meloni», la chiama lui alla fine, quando prende la parola dopo la stesura della dichiarazione congiunta e lo scambio delle nove intese istituzionali tra i ministri di Roma e di Ankara. Lei insiste sull’amicizia tra le due nazioni, «alleate sullo scenario euro-mediterraneo e in ambito di Alleanza Atlantica» e legate da commerci sempre più importanti. Al punto che è stato superato con cinque anni di anticipo l’obiettivo di un interscambio pari a 30 miliardi di dollari che era fissato nel 2022.
Prossimo traguardo: portare quella cifra, nel giro di qualche anno, a 40 miliardi. «Raggiungeremo questo obiettivo in poco tempo», assicura Erdogan. Il primo passo viene fatto poche ore dopo, nel “Business forum” cui partecipano oltre cinquecento aziende dei due Paesi e si sottoscrivono numerosi accordi commerciali. Lì, parlando agli imprenditori italiani, Erdogan chiederà collaborazione per «aggiornare la nostra unione doganale con la Ue», operazione che «sarebbe vantaggiosa per entrambe le parti». A spingere i due leader è anche la gravità della situazione internazionale. «Stiamo attraversando un periodo in cui gli sviluppi globali e regionali stanno portando due alleati forti, come la Turchia e l’Italia, a una più stretta collaborazione», spiega Erdogan. Chi è unito dagli interessi e dalla geografia, insomma, è il caso che lavori insieme. Il presidente turco, che non ha mai smesso di dialogare con Zelensky e con Putin, si è offerto di ospitare i colloqui di pace tra loro, e i suoi sforzi, dice Meloni, hanno il «pieno sostegno» del governo di Roma. La premier è convinta che l’incontro a San Pietro tra Trump e il leader ucraino «abbia avuto un significato enorme, e nutriamo tutti la speranza che possa rappresentare un punto di svolta». La tregua di tre giorni annunciata da Mosca, ovviamente, non basta: «È tutt’altra cosa», commenta lei, «rispetto a quello che è necessario».
Albania, via libera dall'Onu al piano britannico ispirato all'Italia: cosa cambia
L'Onu segue l'esempio dell'Unione europea e dà il suo benestare ai trasferimenti in Paesi terzi dei m...Più caute le parole quando parlano di Gaza. Erdogan, si sa, è impegnato contro Israele, che di recente ha definito «Stato terrorista». Meloni non la pensa come lui, però concorda sulla necessità di sostenere «gli sforzi che i Paesi arabi stanno portando avanti per lavorare non solo a un piano di ricostruzione della Striscia, ma anche a un quadro di pace e di sicurezza duratura». E poi c’è la Libia, dove Italia e Turchia sostengono il governo di Tripoli, riconosciuto dall’Onu. Meloni, soprattutto, ringrazia Erdogan per ciò che sta facendo la Turchia contro i trafficanti di esseri umani: «Sta funzionando molto bene, e ha portato in questi anni al sostanziale azzeramento delle partenze di immigrati irregolari dalle coste turche». Lui assicura che «continueremo a collaborare con l’Italia nella lotta all’immigrazione irregolare». È dedicato a questo uno dei passaggi più importanti della dichiarazione congiunta sottoscritta dai due governi: «Le Parti hanno ribadito la loro determinazione a proseguire e contribuire alla lotta incessante contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani». Per il resto, ricorda Meloni, c’è già un accordo tra l’italiana Sparkle e Turkcell per connettere i due Paesi tramite una dorsale per le telecomunicazioni lunga circa 4.000 chilometri. La turca Baykar Technologies ha acquisito Piaggio Aerospace e dato vita, insieme a Leonardo, a un’alleanza per lo sviluppo e la produzione di droni: motivo per cui a Villa Pamphili, in mezzo a tanti ministri, c’è l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. Un buon clima, insomma, confermato dall’invito pubblico che Erdogan rivolge a Meloni e Sergio Mattarella, affinché si rechino ad Ankara «nel prossimo futuro».
Dunque, politica estera concentrata sulle aree di crisi, controllo dell’immigrazione, collaborazione rafforzata nei settori strategici (lotta al terrorismo, energia, catene di approvvigionamento dei minerali critici e delle terre rare...) e ricche intese commerciali. Ma il giudizio del Pd è comunque negativo. Per Dario Nardella, come per altri del suo partito, «il silenzio della presidente Meloni nel vertice con Erdogan sugli arresti del sindaco di Istanbul Imamoglu e di altri oppositori politici è una vera e propria vergogna». L’ex sindaco di Firenze si è augurato «che il presidente Mattarella, al contrario, faccia sentire come sempre la sua autorevole voce su una situazione così grave». Erdogan, infatti, dopo aver incontrato in Vaticano il camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell, è salito al Quirinale, dal capo dello Stato italiano. Il quale, però, non è intervenuto sulla situazione interna alla Turchia e non ha rilasciato dichiarazioni al termine della visita, rendendo inutile anche quest’ultima strattonata del Pd. Il governo turco, nella dichiarazione congiunta di ieri, si è impegnato comunque a «sostenere i tre pilastri del sistema delle Nazioni Unite, ovvero pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani».