Ministro Matteo Piantedosi, qual è il suo giudizio rispetto alla sentenza della Corte di giustizia europea sul protocollo riguardo i Paesi sicuri?
«E' una sentenza, che a mio giudizio, conferma quanto autorevolmente sostenuto dall’Economist non più tardi di un paio di settimane fa: il sistema dell’asilo fondato sulla Convezione delle Nazioni Unite del 1951 non regge più. Credo che lo pensino anche importanti rappresentanti dell’Organizzazione delle stesse Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati. E' un sistema superato perché quel quadro normativo internazionale che nacque in Europa per proteggere chi fuggiva dalle persecuzioni e dal terrore staliniano, adesso in tutto il mondo viene strumentalmente utilizzato per “emigrare” in modo permanente. E, per citare quanto detto dall’Economist, oggi “poiché è quasi impossibile per un cittadino di un Paese povero trasferirsi legalmente in uno ricco, molti lo fanno senza permesso. E negli ultimi due decenni molti hanno scoperto che l’asilo forniva una via d’uscita”. E sempre per citare l’Economist: “Gli elettori hanno ragione a pensare che il sistema sia stato manipolato”. Se tutto ciò è vero, come credo, la sentenza della Corte di Giustizia europea non fa altro che accentuare questa anomalia».
Quali applicazioni pratiche avrà rispetto al programma di lavoro del governo?
«Credo di essere di natura votato all’ottimismo e alla tenacia e le rispondo che non cambieremo di una virgola i nostri programmi di contrasto all’immigrazione clandestina, dietro alla quale, non dimentichiamolo, ci sono i lucrosi affari di organizzazioni criminali transnazionali. La stessa sentenza della Corte europea, peraltro, ricorda che la decisione assunta si rifà al quadro normativo vigente ad oggi. Dal giugno 2026 i nuovi Regolamenti europei in materia offriranno altre prospettive di contrasto all’immigrazione irregolare, oggi mascherata dall’utilizzo strumentale del diritto d’asilo. Quindi andremo avanti sulle numerose iniziative che questo Governo ha già messo in campo per ottenere ad oggi- voglio ricordarlo- una stabile riduzione di oltre il 60% degli sbarchi sul nostro territorio rispetto a quello che ci era stato lasciato in eredità e al crescente aumento delle espulsioni, che stiamo praticando da quando siamo in carica».
Entrando più nello specifico: cosa succederà ai centri in Albania?
«Esattamente come adesso, le strutture in Albania continueranno a funzionare come Cpr e presto potranno riprendere a operare come centri per le procedure accelerate alla frontiera, la loro originaria funzione».
Molti esponenti politici di centrodestra stanno gridando al golpe-giudiziario, accusando la parte più ideologizzata della magistratura di voler commissariare la politica. Lei che ne pensa?
«La politica sceglie spesso l’uso dei toni forti per esprimere con maggiore nettezza e comprensibilità le proprie visioni. Ciò detto, la sentenza della Corte europea contiene un principio su cui non vi è dubbio che occorrerà riflettere, laddove, in sostanza, afferma che le decisioni dei singoli giudici possono sempre prevalere sulle scelte che la politica adotta con i provvedimenti aventi forza di legge. Di questo credo debbano preoccuparsi anche coloro i quali oggi sono all’opposizione del governo, come del resto sta avvenendo in gran parte dell’Europa anche da parte di esponenti politici e di governo di orientamento progressista. Ne sono peraltro personalmente testimone durante le periodiche riunioni dei ministri dell’Interno dei Paesi dell’UE».
Questa pronunciazione, al di là degli effetti giuridici, potrà avere un riverbero sul contrasto all’immigrazione clandestina?
«Certamente non l’agevola, ma i cittadini che quotidianamente si confrontano con gli effetti di un’immigrazione insostenibile stiano certi che proseguiremo in tutte le politiche di contrasto che abbiamo già adottato in questi mesi e, come le dicevo, la prossima entrata in vigore dei nuovi Regolamenti europei darà ancora più forza alle nostre scelte in tal senso».
In questi giorni Giorgia Meloni è impegnata in una serie di incontri mirati a rafforzare la tenuta dei confini proprio in relazione all’immigrazione. Che risultati sta portando questo lavoro?
«La riduzione degli sbarchi e degli arrivi incontrollati alle nostre frontiere e l’aumento dei rimpatri degli irregolari sono proprio l’effetto di una collaborazione che si fonda su una maggiore credibilità che il nostro Paese si è guadagnata con i Paesi di origine attivando collaborazioni che vanno anche oltre i temi migratori e che si fondano su proficui rapporti di cooperazione anche in campo economico e sociale. $ innegabile che questo approccio sia riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo come non avveniva da tempo».
L’incontro in Tunisia con il presidente Saied è stato molto criticato dalle opposizioni. Quali risultati ha portato e sta portando la collaborazione istituzionale con questo Paese?
«Dalla Tunisia si sono pressoché azzerate le partenze irregolari e stanno progressivamente aumentando i rimpatri volontari assistiti effettuati direttamente da quel Paese verso i luoghi d’origine dei migranti. Tutto questo avviene nell’ambito di una più ampia cooperazione che fa della Tunisia uno dei partner principali nell’ambito del piano Mattei, che si sta sviluppando anche attraverso accordi economici in ambito agricolo, di infrastrutture energetiche e di formazione lavoro».
Ministro, sempre legato all’immigrazione, c’è un altro tema che le è particolarmente caro: la lotta al caporalato. Quali azioni state portando avanti come governo?
«Proprio ieri insieme ai ministri Calderone e Lollobrigida ho partecipato all’incontro con le parti sociali, nell’ambito del tavolo tecnico interministeriale sull’attuazione delle misure di contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Durante la riunione è emerso, da parte delle associazioni di categoria, l’apprezzamento sia per la previsione triennale delle quote di lavoratori immigrati adeguata in relazione alle esigenze del settore agricolo, sia per il superamento delle quote che limitavano la trasformazione del permesso di soggiorno da stagionale in altre forme più stabili. In quella sede i sindacati hanno dato pubblicamente atto di quanto il Governo ha fatto, in questi mesi, in termini di misure normative e aumento delle azioni di contrasto per arginare lo sfruttamento del lavoro, uno dei fenomeni più ignobili, che, peraltro, si avvantaggia proprio dei meccanismi dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani».
Un’ultima cosa. Si parla di lei come possibile candidato del centrodestra per le regionali in Campania. Ci sono novità?
«E' una questione superata su cui mi sono già espresso più volte. Non posso che confermare quanto già ampiamente ripetuto: non intendo candidarmi perché ritengo di essere più utile, anche alla Campania, continuando il lavoro che sto facendo».
