Sacrilegio a Bologna: ecco i "tortellini islamici" senza carne di maiale

di Simona Plettolunedì 8 settembre 2025
 Sacrilegio a Bologna: ecco i "tortellini islamici" senza carne di maiale

3' di lettura

C’era una volta a il tortellino in brodo di cappone, sacro e intoccabile. Poi arrivò quello “senza maiale” e scatenò la tempesta politica del 2019. Oggi, sotto le Due Torri, è il turno della versione musulmana, “halal”: stessa forma, stesso tuffo nel brodo, ma con ripieno conforme alle regole islamiche. Apriti cielo.

A Bologna, città che accoglie ramen e sushi accanto a tagliatelle al ragù, ha preso piede “Brodellini”, micro-bottega che da mesi sforna “tortellini di carne halal” e specialità emiliane rivisitate da asporto. Non un kebab in salsa felsinea, bensì un presidio slow food proclamato “Bottega artigianale emiliana 100% halal”.

Il titolare, Zarca, musulmano di seconda generazione e globetrotter del palato, minimizza con garbo: «Prima di investire in questo locale, abbiamo studiato il mercato. C’era margine. Oggi metà dei nostri clienti è musulmana, l’altra metà turisti o bolognesi curiosi, spesso coppie miste».

Il tortellino halal costa 37 euro al chilo, quello bolognese con carne di maiale ne costa 30. «Molti ragazzi di seconda generazione si erano stancati di mangiare il solito kebab- aggiunge -, così abbiamo deciso di sperimentare una cucina mista arabo-italiana. E gran parte dei nostri clienti sono giovani». Poi sono arrivate le tagliatelle halal, le crescentine al pastrami, l’amatriciana rivisitata, risotti, taralli: tradizione reinventata, pasta fresca a mano e sapore che viaggia. «Molti italiani vengono per curiosità, qualcuno ritorna» confida Zarca.

Se le file davanti al locale raccontano entusiasmo, i social diffondono spunti di dissenso. C’è chi si chiede: «Ma perché toccare i tortellini di mia nonna?». Le discussioni online vanno da chi ironizza sul prezzo a chi lamenta una presunta perdita di identità gastronomica. A Bologna, la conversazione si intreccia con la passione per il cibo: per i puristi i tortellini sono una questione d’identità.

In politica, il malcontento trova voce in Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia: «È un obbrobrio culinario, un’offesa alla tradizione. Queste iniziative minano il nostro patrimonio culturale». Una frase che condensa l’umore di una parte della città Ma non è la prima volta. Come detto, nel 2019 un tortellino “senza maiale” - con ripienodi pollo, per essere più inclusivi - fece infiammare l’opinione pubblica. Salvini gridò contro la «cancellazione della nostra storia», mentre la Curia bolognese bollò tutto come «fake news». La vicenda aveva già mostrato come la cucina possa diventare terreno di dibattito identitario, e la polemica si è ripetuta, in forme diverse, davanti ai tortellini halal preparati sotto le Due Torri.

La carne halal non è comunque una novità: è presente da anni nei supermercati, nelle mense scolastiche e nei banconi etnici, segno degli oltre 2,5 milioni di musulmani che vivono in Italia e di una domanda crescente. La vera novità di “Brodellini” è che i dettami islamo-gastronomici entrano ora in diretta collisione con la tradizione italiana più simbolica.

Non piatti arabi “ripuliti”, ma ricette emiliane cucinate secondo i precetti islamici, capaci di sollevare un dibattito sotto le Due Torri che sembra il nuovo campo di battaglia della cultura locale.
Zarca risponde con serenità: «Ho mangiato pizza in quaranta Paesi: mai visto reazioni così forti come qui. La tradizione vive se si evolve». Nel frattempo, davanti alla bottega, i clienti aspettano con pazienza, smartphone pronti e scodella fumante, tra chi sorride incuriosito e chi lancia uno sguardo sospettoso al ripieno.

Così, tra chi grida al sacrilegio e chi difende la libertà di sperimentare, Bologna si ritrova ancora una volta a discutere di sé davanti a un piatto. E allora, domandiamoci: se esiste un tortellino halal, perché non immaginare un ristoratore arabo che proponga falafel al maiale? L’integrazione è un brodo che prende gusto solo se ognuno ci mette qualcosa di suo.