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Aggressione omofoba al Valentino, parla una delle vittime

"Non riesco ad accettare quanto è successo, qualcosa deve cambiare": è con questa convinzione che uno dei quattro ragazzi gay aggrediti al Valentino ha accettato di parlare, di denunciare tutto alla polizia. Nella notte tra domenica e lunedì lui, 25 anni, infermiere, si è preso calci, pugni e cinghiate da 4 ragazzi solo perche' era un gay insieme a tre amici gay. La foto della fibbia della cintura che gli è rimasta impressa su un braccio è stata diffusa sul web, fa più effetto dei 5 giorni di prognosi. "L'altra sera ero seduto a bere fuori da un locale dopo la serata in discoteca - racconta il giovane che abita in Lombardia ed era a Torino di passaggio -. Al tavolo accanto sono arrivati quattro ragazzi, mai visti prima. Si vedeva che erano 'fatti' o ubriachi e urlavano insulti tipo 'ricchioni' o 'finocchi' in modo tale che sentissimo. Noi abbiamo fatto finta di niente e siamo andati via". La furia è arrivata poco dopo. "All'improvviso ce li siamo trovati alle spalle e hanno iniziato a pestarci". I primi calci e pugni li ha presi lui. Poi uno si è sfilato la cintura e ha colpito lui e un altro. "Mi ha ferito piu' volte alle braccia e non al viso perchè cercavo di proteggermi", continua la vittima. Nella sua mente il film dell'aggressione è fatto di immagini, più che di parole: "Non ricordo cosa dicevano e se continuavano a insultarci". Di certo però l'omofobia esiste? ''Purtroppo si' - risponde - Sembrano cose da telefilm e invece sono storie vere''. Anche per questo ha deciso di denunciare l'aggressione. "Non mi è andato giù quello che è successo, non lo riesco ad accettare. Loro devono essere puniti e la gente deve capire com'è il mondo reale". E la politica? "Purtroppo non mi aspetto niente, anche se lo spero. Spero in una legge contro l'omofobia perchè ci aiuterebbe a sentirci più al sicuro da certe situazioni". 

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