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Covid, così la pandemia ha cambiato Milano: boom delle pescherie e addio cartolerie, come cambia la città

Oltre la Milano della Galleria, dove per un negozio di Gucci che va ne arriva uno di Chanel e di vetrine sfitte non se ne vedranno, la Milano “reale” del commercio e dell'artigianato sembra aver reagito a due anni di covid: a sorpresa, i dati del Registro Imprese dicono infatti che le attività commerciali contate a luglio sono 31.949, 484 in più del luglio 2020, ma 290 in meno dell'anno precedente, prima della pandemia. Alcune categorie hanno assottigliato la loro presenza in città: i negozi di computer, il commercio di seconda mano, le tabaccherie hanno subito flessioni che oscillano fra il 3 e il 5 per cento. Ma come sta cambiando la geografia del commercio e della piccola impresa milanese, chi sta prendendo il posto delle aziende che hanno chiuso, e perché? Ne abbiamo parlato con il Segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri , e con il Segretario generale dell'Unione Artigiani di Milano, Marco Accornero. Il commercio online è aumentato del 2019. Il catering è cresciuto del 7,6, i negozia del l8,5. Ma il più interessante è la crescita dei supermercati e dei negozi alimentari, 9,1 per cento. Tornano in auge le pescherie, salite del 11,5 per cento, e le botteghe dei fruttivendoli, + 13,2. I ristoranti, categoria che aveva subito il tracollo più evidente, oggi sono aumentati del 5,1 per cento rispetto all'estate prima del Covid.

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