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Isis, l'esperto David Thomson: "Raid della Francia in Siria controproducenti, aumenteranno gli attentati. Un grande attacco è inevitabile"

Giulio Bucchi
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I raid francesi in Siria? "Comunicazione politica, con scarso impatto militare. Azioni simboliche controproducenti, perché espongono a una minaccia di attentati ancora maggiore". Il giudizio, severissimo, è dello scrittore e saggista David Thomson, autore di Les Français jihadistes (Les Arènes) esperto di terrorismo islamico intervistato dal Corriere della Sera. L'analisi di Thomson è inquietante, perché testimonia lo stallo strategico di tutto l'Occidente, e in qualche modo è estendibile non solo alla Francia. "Raid aerei controproducenti" - Il presidente francese François Hollande, così come già fatto dall'Inghilterra, ha evocato la "legittima difesa" come causa giuridica dell'attacco allo Stato Islamico, "così rientra sotto il capitolo VII della Carta Onu, che disciplina l'uso della forza", spiega l'esperto. "La differenza è che i raid francesi (rispetto a quelli inglesi, ndr) sono meno mirati. Ma, dopo gli attentati di gennaio e quello fallito del Thalys, la Francia considera che colpire l'Isis senza avere come bersaglio qualcuno in particolare è comunque legittima difesa". Se la motivazione è accettabile, però, resta un grave dubbio sulle modalità e i potenziali risultati. "I raid della Francia in Iraq e adesso in Siria sono molto limitati. In Iraq in un anno ha condotto 200 raid su oltre quattromila della coalizione". Così sperare di ottenere un arretramento dell'Isis è pura utopia. Di contro, però, "nella guerra di propaganda in corso lo Stato Islamico si sentirà in dovere di rispondere. Anche se in questi mesi non è stato certo inattivo: tra attentati compiuti o sventati in Francia siamo almeno a cinque, e sarebbero continuati comunque". "Un grande attentato è inevitabile" - A spingere Hollande, sostiene Thomson, sarebbero state ragioni di politica interna: "L'opinione pubblica, secondo i sondaggi, vuole che si faccia qualcosa contro lo Stato Islamico in Siria e Iraq. Le autorità francesi poi si attendono un attentato di grande portata, giudicato purtroppo inevitabile. Prima o poi accadrà, nonostante tutti gli sforzi per scongiurarlo. E bisognerà poter dire: La Francia ha fatto il possibile, la Francia è in guerra e sta già bombardando lo Stato islamico. Questi raid sono preventivi, pensati per il momento in cui il Paese sarà vittima dell'attacco su larga scala che tutti si aspettano. Ma non è bombardando una volta al mese qualche bersaglio in Siria che si riusciranno a evitare gli attentati in Francia". "Ecco come si può sconfiggere l'Isis" - L'unico modo vero per infliggere colpi duri ai jihadisti sarebbe "una vera coalizione di terra con molte decine di migliaia di soldati sarebbe efficace. Ma anche così succederebbe poi quel che accade in Mali: lì i jihadisti non tengono più alcuna città, in teoria sono stati sconfitti, ma gli attacchi terroristici riprendono, colpiscono di continuo Timbuctu o Gao. Bisogna essere franchi, nessuno in questo momento vede una soluzione".

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