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Vince l'islam, Parigi cancella il mercatino di Natale agli Champs Elysees

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Matteo Legnani
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Dal 2008, i mercatini natalizi illuminano e colorano gli Champs Elysées, allietando i parigini e i turisti che decidono di trascorrere qualche giorno nella capitale francese. Ma quest' anno, in nome della laicità e del multiculturalismo, la sindaca socialista di Parigi ha deciso che la festa non si farà, che le bancarelle dal punto di vista culturale ed estetico «non sono più adeguate al sito d' eccezione» in cui si trovano, e insomma che il popolino, e i cristiani anzitutto, non sono ben accetti sul viale principale della capitale. Eccola qui l' ultima follia di Madame Hidalgo, l' ex delfina di Bertrand Delanoë che si vergogna di mettere il presepe nella sede del comune, e però ogni anno organizza una festa per la fine del ramadan, «una festa che fa parte del patrimonio culturale francese», secondo le sue stesse parole. Il Natale, invece, non fa più parte, a Parigi, del patrimonio nazionale, da quando lei è stata eletta, e la conferma arriva proprio con questa decisione, che sta facendo urlare molti parigini e soprattutto gli ambulanti che da ogni angolo di Francia giungevano per riscaldare gli Champs Elysées con attrazioni, leccornie, statuette e quadretti ispirati alla cultura cristiana. Per protestare contro l' annullamento dei mercatini natalizi, i «forains», come vengono chiamati in Francia i venditori ambulanti, hanno bloccato ieri le tre grandi arterie di accesso alla capitale francese, provocando con i loro grossi automezzi gravi disagi alla circolazione. «Cancellare il mercatino di Natale, è come toglierci la Foire du Trône (un grande Luna Park con più di 300 giostre, con sede, ogni primavera, al Bois de Vincennes, ndr). Ci vogliono rubare il mestiere. Lasciateci le nostre attrazioni, siamo qui per far divertire la gente», si è lamentato Julien Maury, giostraio da una vita. «I mercatini natalizi rappresentano tra il 25% e il 30% dei miei ricavi annuali. Abbiamo fatto molti investimenti nelle luci, nelle decorazioni e nella modernizzazione delle macchine. Senza il mercatino, non possiamo sopravvivere», ha attaccato Arthur Garson, ambulante venuto da Metz, seguito da Alexandre Hameau, venditore di bretzel dal 2008: «Così ci vengono tolti due, tre mesi di stipendio. Abbiamo dei figli e non possiamo permettercelo». La decisione di non rinnovare la concessione ai commercianti che ogni anno installano le loro casette di legno lungo gli Champs Elysées era stata convalidata a luglio dal Consiglio di Parigi, con la giustificazione di «voler rimettere un po' d' ordine e qualità» nel mercatino. Una festa «troppo popolare», insomma, ma anche «troppo cristiana» per la Hidalgo, nonostante quest' ultima faccia finta di nulla, e mascheri la sua presa di posizione dietro parole come «rivalorizzazione» e organizzazione di «eventi più attrattivi». Il re dei «forains», Marcel Campion, presidente della SARL Loisirs Associés, ossia dell' associazione che gestisce i mercatini, ha promesso di «bloccare Parigi tutti i giorni» se il provvedimento non sarà annullato. La moltiplicazione di «operazioni lumaca», come quelle che ieri hanno perturbato il traffico nella regione parigina, potrebbero creare molti problemi alla Hidalgo. «Massimo sostegno agli ambulanti che difendono il loro mestiere e il mercatino di Natale dinanzi a una Anne Hidalgo che non ama né gli ambulanti né il Natale», ha twittato Florian Philippot, presidente dei Patriotes. Secondo quanto riportato dal Parisien, l' annullamento dei mercatini sugli Champs Elysées colpisce 240 commercianti e 2mila posti di lavoro. Numeri importanti, che però sembrano non scuotere la giunta socialista. «Non vogliamo una ricompensa, vogliamo lavorare», tuona Campion, puntando il dito contro la Hidalgo, che ha strappato il contratto che aveva stipulato per sei anni. «Il ricatto non è un metodo e le pressioni degli ultimi giorni sono inammissibili», affermano i pasdaran della Hidalgo. La Parigi socialista spegne così le luci del Natale cristiano. di Mauro Zanon

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