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Il direttore del Giornale rischia il carcere per un articolo che non ha scritto

La Corte di Appello di Milano lo ha condannato per diffamazione aggravata: in 26 settembre decide la Cassazione

Nicoletta Orlandi Posti
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  Non era stato fatto alcun nome sull'articolo, nè il commento generico su una decisione presa da un magistrato era firmato. Eppure Alessandro Sallusti, per quel corsivo su un fatto di cronaca accaduto nel 2007, ora rischia 14 mesi di carcere. Mercoledì la Cassazione deciderà se il giudice Giuseppe Cocilovo - che a suo tempo aveva denunciato l'ex direttore di Libero per diffamazione - ha ragione oppure no. Quel che è certo oggi è che "un giornalista in carcere per motivi professionali", scrive oggi Vittorio Feltri sul Giornale, "è la negazione della democrazia. Infatti l'Italia non è un paese democratico, né liberale: l'unico in Occidente a non esserlo. Noi siamo uguali alla Corea del Nord, simili alla fallita Unione Sovietica". Ecco la storia. Nel febbraio del 2007 la Stampa rese nota la vicenda di una ragazzina di 13 anni autorizzata dal Tribunale di Torino ad abortire: la notizia ovviamente innescò una serie di polemiche e Libero, a quel tempo diretto da Sallusti, dedicò al fatto un articolo e un corsivo firmato con uno pseudonimo, Dreyfus. Né nell'articolo, né nel commento è stato fatto il nome del magistrato querelante. "Qui ora esagero", si legge nel corsivo incriminato, "Ma prima di pentirmi lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice". Tanto basta a Cocilovo per sentirsi offeso. Il bello è che i suoi colleghi gli danno ragione: senza che la Procura compia alcuna indagine per individuare l'autore dell'articolo il Tribunale di Milano a gennaio 2009 processa e condanna Sallusti a pagare 4000 euro di ammenda non solo per "omesso controllo" come accade abitualmente ai direttori di giornale, ma direttamente per diffamazione aggravata. Al giudice Cocilovo non basta però. Lui e la Procura impugnano. E in appello, il 17 giugno 2011 arriva la batosta: 14 mesi di carcere e la condizionale negata perché, oltre agli altri procedimenti penali subìti da Sallusti come giornalista, se lasciato a piede libero potrebbe commettere altri reati. Se mercoledì la Suprema Corte respingerà il ricorso presentato dai suoi legali, per Sallusti si apriranno le porte del carcere.  

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