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Ruby, il pg di Milano: "Ilda Boccassini non aveva la titolarità dell'indagine"

Andrea Tempestini
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Un siluro sganciato da un collega contro Ilda Boccassini, la pm anti-Cav che "non aveva la titolarità" per interrogare Piero Ostuni (all'epoca capo di gabinetto della questura di Milano) e Giorgia Iafrate (la funzionaria di polizia che affidò Ruby a Nicole Minetti). Secondo quanto affermato dal pg di Milano, Manlio Minale, la Boccassini "non aveva la titolarità" dell'inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado di Silvio Berlusconi. Le parole di Minale sono relative allo scorso 14 aprile, quando parlò in audizione al Csm, davanti alla prima e alla settima commissione che avevano avviato un'indagine a seguito dell'esposto presentato dall'aggiunto Alfredo Robledo su presunte irregolarità commesse dalla procura di Milano. Minale, in relazione al fatto che il pm Sangermano, titolare del fascicolo Ruby, passò dal pool guidato dall'aggiunto Nobili a quello delle Boccassini, afferma: "I magistrati sostituti trascinano i procedimenti, ma se sono di materia specializzata devono riferire al loro che è addirittura il procuratore aggiunto di riferimento che mette il visto". Le presunte pressioni - Dunque, la Boccassini, poiché non c'era "stata un'assegnazione diretta fino al provvedimento di iscrizione, dobbiamo ritenerla non assegnataria di quel procedimento, sempre che non si ritenga che il procuratore - annotando 'procedimento assegnato a Boccassini, Forno e Sangermano', nel dicembre 2010, al momento dell'iscrizione del reato di concussione - non abbia voluto coprire, sanare la precedente situazione". Secondo Minale, dunque, "è un punto che fino a quel provvedimento di iscrizione la collega Boccassini non era assegnataria perché si è inserita, ha ritenuto di assistere, di lavorare insieme al sostituto che era del suo dipartimento ma in un procedimento che non era di Dda". Delle rilevazioni, quelle sulle presunte insistenze di Ilda la rossa per indagare su Berlusconi, che hanno scatenato la reazione di Forza Italia. A parlare è il deputato Luca D'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera: "Quanto sta emergendo dal procedimento del Csm sulla spaccatura interna alla Procura di Milano è un intreccio di irregolarità, abusi, favoritismi e forzature che dimostrano come fosse in vita una Procura nella Procura che aveva lo scopo esclusivo di colpire Silvio Berlusconi". "Caccia sistematica" - D'Alessandro continua nella sua accusa: "Sembra quasi che secondo il capo degli inquirenti, Edmondo Bruti Liberati, vi fossero magistrati più magistrati di altri specializzati nella caccia sistematica al leader di Forza Italia e del centrodestra. Le parole del dottor Minale - prosegue D'Alessandro - rappresentano la prova regina di questo desolante e inquietante quadro, dove pubblici ministeri avrebbero condotto indagini e interrogato testimoni senza neanche averne la titolarità, con la forza esclusiva derivante dal nome che portano e dai galloni e le mostrine conquistate sul campo in qualità di braccio armato della sinistra. Auspichiamo - conclude il deputato azzurro - che almeno per una volta il Consiglio superiore della magistratura sappia mettere da parte il suo corporativismo dilagante e il timore reverenziale verso l'ufficio giudiziario milanese per intervenire in modo chiaro, netto e severo".

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