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Università, i corsi di laurea a più alto tasso di disoccupazione

Da Cassino al Sannio, dal Molise a Catanzaro: ecco gli Atenei con la maggiori percentuale di ex allievi senza lavoro

Giulio Bucchi
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Studia perché da questa laurea dipenderà il tuo futuro. Vai all'Università, l'istruzione è importante per trovare una buona posizione e un posto di lavoro ben retribuito. Queste, sono due delle frasi più gettonate tra i genitori che hanno figli in procinto di uscire dalle grinfie del liceo e gettarsi nell'adulto mondo universitario. E se questo non fosse più come i nostri “vecchi” pensano e anzi, la facoltà tanto rinomata portasse invece alla disoccupazione? La verità, infatti, è che queste frasi da spauracchio erano reali ai tempi dei nostri genitori quando l'educazione era un lusso per pochi. Oggi, che i più giovani sono arrivati addirittura a inventarsi professioni da zero, quanto conta la facoltà che si sceglie? Quanto è ancora reale la teoria secondo cui frequentare atenei prestigiosi porta ad avere più possibilità di trovare non solo un lavoro ma anche dignitoso?  Studenti.it, il portale che si premura di essere guida degli studenti italiani nel burrascoso mare dell'insegnamento ha deciso che è giunta l'ora di sfatare uno ad uno questi miti e far crollare una volta per tutte le cattedrali di paura create dai genitori. Studenti.it lo dice ben chiaro: spesso, per trovare un'occupazione l'ateneo non conta. Anzi, a volte può essere addirittura uno svantaggio e portare verso la strada della disoccupazione.  Almalaurea ha creato una classifica per mettere in guardia i nuovi iscritti su quali università evitare per non finire senza lavoro. Riportata da Controcampus, al primo posto con il 25,4% di tasso di disoccupazione c'è l'Università Cassino e Lazio Meridionale. I dati sono stati calcolati sulla percentuale di studenti neo laureati che vengono inseriti in meno di un anno nel mondo del lavoro. E per lavoro, la statistica, intende proprio un'attività remunerativa qualsiasi, e non un lavoro consono all'indirizzo di studi.  I primi dieci posti della classifica sono occupati tutti da atenei del Centro Sud, un dato preoccupante, specialmente per i più giovani sempre più propensi proprio per questo motivo a fuggire all'estero. E con un tasso che supera il 20% per le prime cinque posizioni, come resistere alla tentazione di tentare la fortuna altrove? Al secondo posto nella lista nera compaiono l'Università del Salento, seguita da quella del Sannio, dall'ateneo del Molise e quello di Reggio Calabria Mediterraneo. Proseguendo la situazione non migliora, il tasso non cresce e rimane il Sud a prevalere fino alla top ten.  Come invogliare gli studenti quindi a iscriversi? A non fuggire dalle proprie case abbandonando le proprie radici? Interrogati da Studenti.it il 15% di loro sostiene che la mancanza della famiglia invogli troppo spesso ad abbandonare l'idea di iscriversi a un corso di laurea e a tuffarsi nel mondo del lavoro finito il liceo. Per i 18enni appena fuggiti dai banchi della maturità, infatti, le possibilità di trovare lavoro sono superiori al 30% rispetto a un misero 15 per chi completa un corso di laurea triennale.  Ma è il Nord la vera soluzione? Milano e Roma conquistano posti alti in classifica sfatando il mito del “scappo oltre il Po o nella Capitale” alla ricerca di fortuna. C'è qualcosa, secondo Studenti.it, un meccanismo contorto, che spinge ancora a credere al mito della fortuna nelle grandi città. E il tasso di disoccupazione creato dalle università di Foggia, Catania, Messina, Napoli, Catanzaro non smentiscono questa teoria. Per trovare le prime università del Nord bisogna scorrere fino al 26esimo posto per lo Iuav di Venezia. La scuola di arti visive sul Canal Grande ogni anno produce l'8,3% di disoccupati. Per trovare Milano, bisogna scendere ancora più in basso: solo alla 44esima posizione, infatti, compare lo Iulm. L'Università per la comunicazione prediletta anche da star e starlette del mondo dello spettacolo crea, ogni anno, il 4,6% di disoccupati. Numeri preoccupanti se si pensa come, gli atenei italiani, siano tra i più numerosi e i più frequentati. Non ci si stupisca più, quindi, quando a lezione ci si trova di fianco uomini e donne fatti e finiti: perché abbandonare il tetto e i soldi di mamma e papà per vivere di stenti? Mammoni, in Italia, lo si diventa. di Marianna Baroli

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