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Banche, i bancomat italiani sono lentissimi: ecco perché

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Matteo Legnani
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Compiono 50 anni i bancomat europei. Il primo "distributore" di banconote fu infatti introdotto nel 1967 a Londra. In Italia sono arrivati qualche anno dopo. Ma da allora, scrive il prestigioso sito specializzato in tecnologia wired.it, hanno fatto (relativamente) pochi passi in avanti. Certo, le banche hanno aggiunto servizi, migliorato l'interazione coi clienti, ma nella sostanza gli sportelli sono rimasti molto simili a come erano trent'anni fa, sia nell'aspetto esteriore sia nel software. Il che, scrive Wired, spiega perchè moltissimi dei 51.792 sportelli che si trovano in Italia siano ancora così lenti nello svolgere le poche operazioni per cui sono stati inventati. La lentezza degli sportelli, scrive Wired, è determinata da vari fattori. "Primo: le macchine sono datate. 'Questi apparecchi hanno un ciclo di vita in media di 7-10 anni. Dietro ad ognuna vi è di fatto un pc, e come qualsiasi pc risente dell'avanzamento tecnologico: col passare degli anni alcune componenti possono diventare obsolete, e magari rallentare il servizio di prelievo', spiega Sergio Moggia, direttore generale di Bancomat spa, che gestisce il circuito di pagamenti. Non bastasse l'hardware invecchiato, spesso anche il software non è aggiornato. 'Di fatto un bancomat è una scatola che eroga soldi, dietro cui è collegato un computer normale, in genere con sistemi operativi Windows Xp o anche più vecchi', osserva Giampaolo Dedola, ricercatore in sicurezza nel team internazionale di analisi di Kasperky Lab, multinazionale della sicurezza informatica. 'Gli sportelli più vecchi hanno versioni di hardware che non sono più supportate', incalza il consulente informatico Antonio Ieranò. Inoltre gli sportelli  pagano il ritardo italiano nelle connessioni internet. 'Sia i bancomat sia i pos si appoggiano a comunicazioni dati che sono ancora analogiche o a banda bassa, quindi ci mettono un sacco per comunicare con il computer di back-end', chiosa Ieranò. E aggiunge: 'Le banche dovrebbero investire nella banda larga'”.

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