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Papa Francesco, durissimo attacco del cardinale Zen: "Ha svenduto la Chiesa"

Andrea Tempestini
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Contro Papa Francesco, le parole durissime e senza precedenti del cardinale Jospeh Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, 86 anni compiuti, che si schiera apertamente contro la strategia di Bergoglio in Cina, dove il Pontefice mira a trovare un accordo sulle nomine episcopali con l'autoritario governo di Pechino. "Il Vaticano - ha tuonato Zen - sta svendendo la Chiesa cattolica in Cina". Parole durissime alle quali ha fatto seguito, lunedì, un incontro con Francesco a Santa Marta. Al centro della discussione, appunto, il cammino che il Vaticano ha intrapreso per normalizzare i rapporti con i cinesi. Da quando Mao ha preso il potere le relazioni diplomatiche si sono interrotte e da allora è calato il silenzio, costellato a intervalli regolari da problemi di varia natura, comprese le persecuzioni contro la cosiddetta Chiesa clandestina che non fa a capo al governo ma alla Santa Sede. Leggi anche: "Vergogna": il Papa scaricato pure dai progressisti Negli ultimi dieci anni la Cina è migliorata in tutti i settori, il governo ha iniziato a rapportarsi in modo meno intollerante con i cattolici cinesi che, a loro volta, si sono lentamente rasserenati. Papa Bergoglio da quando è stato eletto Pontefice punta ad appianare la strada per un orizzonte comune fatto di collaborazione e prospettive meno asfittiche. La Cina resta pur sempre il più grande serbatoio d'anime da evangelizzare del pianeta. Ma da tempo il cardinale Zen si oppone alla strategia del Papa, ritenuto troppo indulgente nei confronti della Chiesa Patriottica e del partito comunista. A suo dire è difficile dimenticare il passato, le difficoltà, la mancanza di fiducia nei confronti dei vertici del governo comunista: ne sanno qualcosa i tanti preti e vescovi che sono sottoposti alla restrizione della libertà, se non ai lavori forzati. In questi cinque anni di pontificato, Francesco ha lanciato messaggi rassicuranti e attestati di stima all'impero celeste e al presidente XI: i rapporti diplomatici, insomma, sono iniziati dietro alle quinte, con emissari vaticani a Pechino per trovare una composizione al nodo delle nomine episcopali, sulle quali però Pechino vuole l'ultima parola. Una strada accidentata, ancora in salita. E Zen lo afferma senza giri di parole: "Se sono io un ostacolo a questo brutto scambio allora sono felice di essere un ostacolo". Come sottolinea Il Messaggero, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e fatto perdere la pazienza al cardinale Zen sarebbe stata la sostituzione di un altro vescovo. Al posto del vescovo cinese (appartenente alla Chiesa sotterranea) è stato individuato un vescovo più giovane e rampante, funzionale al governo. L'arrivo a Roma di Zen resta il sintomo di un cammino faticoso destinato a non esaurirsi a breve.

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