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Antonio Socci: "Ecco chi sono i veri nemici della Chiesa

Lucia Esposito
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]Si dicono «cattolici aperti», moderni e progressisti e poi riesumano l'Indice, il famigerato Index librorum prohibitorum. Più che indignare fa ridere la decisione delle Paoline di mettere al bando dai loro scaffali il mio libro «Non è Francesco». Ma la loro è una decisione prevedibile: il mio libro è cattolico, apostolico, romano e loro, evidentemente, con roba del genere non vogliono avere a che fare. Nelle loro vetrine puoi trovare Augias e don Gallo, Aldo Busi, Vito Mancuso e Odifreddi. O testi di buddhismo, new age o sinistrismo vario. Mica possono «sputtanarsi» con uno che difende tutta la dottrina cattolica ed ha Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Paolo VI come suoi fari. Se il mio libro avesse chiesto alla Chiesa di benedire le nozze gay, ordinare le donne prete o abolire il celibato dei preti non avrebbero avuto nulla da ridire. Magari sarei stato direttamente invitato a parlare al Sinodo visto l'andazzo tragicomico... Se poi mi fossi scatenato a predicare il più ecumenico dei dialoghi con l'Islam o con le ideologie «politically correct» le Paoline avrebbero venduto il mio libro senza problemi. Ma invece ho scritto un'apologia di Ratzinger e dei suoi predecessori, rilevando - con rispetto, ma anche con franchezza - la brusca e inspiegabile rottura di papa Bergoglio. Quindi è stata decretata per me la condanna: «Al rogo! Al rogo!». Suor Beatrice Salvioni, portavoce delle Paoline, bolla il mio libro come «integralista» e aggiunge: «Non ci piace», «non serve a costruire dialogo». In nome del «dialogo» mettono all'Indice un libro cattolico. I cattoprogressisti sono così: dialogano con tutti, islamici, atei, comunisti, mangiapreti e miscredenti, ma non con i cattolici. Le Paoline sono il simbolo perfetto dei tempi. Quelle che mi hanno messo all'Indice dalle loro librerie infatti sono le stesse Paoline che come editore hanno pubblicato e vendono i libri di padre Anthony De Mello. Questo gesuita indiano ha scritto molti libri dove sono state espresse idee su cui nel 1998 si è dovuta esprimere ufficialmente la Congregazione per la dottrina della fede presieduta dal Cardinale Ratzinger con l'approvazione di papa Giovanni Paolo II. In quella notificazione vaticana si legge che fin dalle prime opere di De Mello si può osservare «un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana. Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto». Per il gesuita De Mello - dice la Santa Sede - «nulla si può dire su Dio, l'unica conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio (…). In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli. Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità. Questa verità, d'altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l'unico, è, semplicemente, fanatismo. 'Dio' viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato». De Mello si dichiara «discepolo» di Gesù, ma, prosegue Ratzinger, «lo considera come un maestro accanto agli altri (…). Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio. Anche le affermazioni sul destino definitivo dell'uomo destano perplessità (…). In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte. (…) secondo la logica dell'Autore qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l'accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l'autorità di insegnare nel nome di Cristo». Ed ecco la conclusione solenne della Congregazione per la dottrina della fede: «Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni su esposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni». Dopo un simile pronunciamento della Santa Sede - che mostra anche il grave naufragio teologico dei gesuiti moderni - le Paoline che oggi mettono me all'Indice, cosa hanno fatto?  Hanno continuato a stampare e a vendere quei libri. Se andate nel sito delle Paoline sono esposti in bella mostra ben diciassette titoli di questo gesuita: pronti per l'acquisto online. L'autore è presentato così dalle Paoline: «Anthony De Mello. Gesuita indiano e mistico orientale. Ha consacrato la propria vita a guidare esercizi spirituali, divenendo ben presto un vero e proprio maestro. Le sue opere sono ispirate alla saggezza e alla mistica orientale. Molte sono diventate best-seller in vari Paesi del mondo». Non ci crederete, ma questa è la presentazione dell'autore su cui la Santa Sede ha espresso il giudizio che avete letto sopra. Per le paoline è «un maestro».  Poi senza vergogna hanno messo al bando dai loro scaffali il mio «Non è Francesco» perché - dice suor Beatrice - è «un libro la cui tesi non è ufficiale, né dimostrata». Mi viene da pensare allora che considerano «ufficiali e dimostrate» le tesi di De Mello dal momento che lo stampano e lo vendono. La cosa surreale è che il mio libro non lo hanno nemmeno letto. Se infatti si riferiscono alla probabile invalidità del Conclave del 2013 si tratta di un capitolo di venti pagine su 280 e soprattutto non è una tesi. Trattasi di fatti e poi di domande a cui dare risposta. La mia inchiesta espone i dubbi evidenti sulla conformità delle procedure seguite con le norme stabilite da Giovanni Paolo II. Ma, come ho scritto nel libro, dopo aver fatto emergere il problema, aspetto che siano le autorità a dare risposta. Sono loro a dover spiegare se e come l'elezione di Francesco fu canonicamente corretta o no. Peraltro negli errori di procedura del 13 marzo 2013 Bergoglio non c'entra personalmente. Certo poi nel mio libro ci sono anche altre domande scomode sulle cose sconcertanti che il papa argentino ha detto e fatto in questo anno e mezzo. E soprattutto sono riportati i dubbi dei canonisti sulla «rinuncia» di Benedetto XVI, che non sarebbe una vera rinuncia al papato, ma al solo esercizio attivo. Tesi che trova conferma nella decisione di Ratzinger di restare «papa emerito». Questo cambierebbe totalmente lo scenario, mettendo ancor più in discussione la validità degli eventi successivi alla rinuncia stessa.  Sono questioni di grandissima importanza che meritano attenta considerazione e che nel 2014 non si possono occultare con la censura. Io ho sollevato tutti questi problemi in modo corretto, rigoroso e rispettoso. E ora le Paoline vengono a dire che «abbiamo inviato una circolare a tutte le nostre sedi con questo invito. Non intendiamo promuovere un libro la cui tesi non è stata approvata e con accuse infondate».  Ma approvata da chi? Sono a conoscenza che la Costituzione salvaguarda la libertà di parola e la libertà di coscienza senza approvazione preventiva di nessuno? E quali «accuse infondate» avrei lanciato? Me le mostrino, visto che io documento tutto quello che scrivo. Si chiedano piuttosto perché la settimana scorsa il mio libro è stato il più venduto nelle librerie cattoliche - come dice la classifica di Avvenire - nonostante sia uscito di venerdì. Del resto alcune librerie delle Paoline lo tengono nascosto e lo «spacciano» a richiesta come fosse merce pornografica o qualche «sostanza» proibita. La verità, si sa, è contagiosa. Genera uomini liberi, come dice Gesù nel Vangelo. Antonio Socci www.antoniosocci.com

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