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La dissidente M5Sdice sì' a LettaInsulti e minacce "Sei una venduta"

Paola De Pin

Nicoletta Orlandi Posti
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Tra tutti gli interventi che sono seguiti al discorso di Letta in Aula al Senato, sicuramente il più contestato è stato quello di Paola De Pin, fuoriuscita del M5S e oggi nel gruppo Misto, che ha annunciato il suo sì al governo dai banchi dei grillini le è stato urlato "Venduta". Non solo. Un senatore M5S si è avviato verso il banco dove De Pin sedeva, protetta dai senatori del Pd per contestarla: è stato necessario l'intervento dei commessi mentre il presidente Piero Grasso ha stigmatizzato il fatto, annunciando che sara' posto all'attenzione dei questori. La tensione con il Pd non si è placata quando interviene un altro grillino, il senatore Santangelo, il quale chiede l'attenzione "del signor governo" e ha un battibecco con il presidente di Piero Grasso quando chiede silenzio ("all'ordine qui ci penso io", dice Grasso) e lamenta il fatto che il 31 luglio "quando senatori del Pd mi contrastarono nessuno chiese l'intervento della presidenza". Parole sottolineate da commenti duri del Pd.  Toni alti e parole grosse in Transatlantico anche da parte di Domenico Scilipoti che nella riunione del Pdl spiega che è necessario "bastonare i traditori" e di Sandro Bondi che in Aula aggredisce verbalmente Mario Mauro: vergogna, ci sei riuscito, Berlusconi cade per colpa tua e del tuo piano di una anno fa. Giulio Tremonti che in un clima da rissa esce e se ne va: "Io non partecipo al voto", il Cavaliere che prima dice che "questo è un governo delle tasse", e poi apre: "Ho dei dubbi", poi torna a chiudere e infine dichiara: "L'Italia ha bisogno di un governo, diciamo si' alla fiducia".  Gli interventi erano iniziati con Pier Ferdinando Casini che si era intrattenuto qualche istante con Silvio Berlusconi vicino al banco della presidenza alla fine delle comunicazioni del presidente del Consiglio; dopodichè il Cavaliere è uscito dall'Aula con Denis Verdini mentre il leader dell'Udc ha raggiunto i colleghi del suo gruppo.  "Obbedisco", ha poi detto il leader Udc al presidente del Senato, Pietro Grasso, quando ha, di fatto, negato una sospensione di seduta dopo le comunicazioni del premier Enrico Letta all'aula di palazzo Madama. "Mi permetto di suggerire una sospensione dei lavori d'aula, visto che il gruppo del Pdl ha lasciato l'emiciclo per riunirsi e sarebbe opportuna una riflessione per tutti". "Prosegua senatore" si è limitato a replicare Grasso, suscitando la risposta garibaldina di Casini. "Ci sarà un amplissimo consenso" al governo, "mi auguro che l'ampiezza non penalizzi la chiarezza", ha detto poi Pier Ferdinando Casini intervenendo nell'Aula del Senato. Tuttavia, aggiunge, l'esecutivo di Enrico Letta non può essere "una sorta di rivincita permanente della campagna elettorale, il secondo tempo della campagna elettorale".  Il Parlamento dia "una risposta chiara, limpida e netta. Sono convinto che il consenso al presidente del Consiglio sarà amplissimo e mi auguro che l'ampiezza non penalizzi la chiarezza perchè non possiamo più continuare in una sorta di campagna elettorale". Casini ha chiuso l'intervento con un "che Dio ci aiuti". La sfiducia dei grillini - "No alla fiducia al governo Letta, elezioni subito per una svolta di civiltà": lo ha detto nell'Aula del Senato Lello Ciampolillo del M5S nel dibattito sulla fiducia chiesta dal governo Letta. Ciampolillo ha dimostrato la ''imbarazzante incapacità di questo governo ad affrontare i problemi del Paese a partire dal caso Telecom. La maggioranza abbandoni il campo e vada a casa'', ha concluso il senatore grillino. Momenti di tensione si sono registrati al termine dell'intervento di Paola De Pin, fuoriuscita del M5S e oggi nel gruppo Misto, che ha annunciato il suo sì al governo dai banchi dei grillini le è stato urlato "Venduta". Un senatore M5S si è avviato verso il banco dove De Pin sedeva, protetta dai senatori del Pd per contestarla: è stato necessario l'intervento dei commessi mentre il presidente Piero Grasso ha stigmatizzato il fatto, annunciando che sara' posto all'attenzione dei questori. La tensione con il Pd non si è placata quando interviene un altro grillino, il senatore Santangelo, il quale chiede l'attenzione "del signor governo" e ha un battibecco con il presidente di Piero Grasso quando chiede silenzio ("all'ordine qui ci penso io", dice Grasso) e lamenta il fatto che il 31 luglio "quando senatori del Pd mi contrastarono nessuno chiese l'intervento della presidenza". Parole sottolineate da commenti duri del Pd.  La fiducia di Gal - "Mi auguro che grazie al voto del Parlamento il governo non debba rassegnare le dimissioni. E lo dico al vicepresidente del Consiglio che nelle ultime ore ha dovuto subire alcuni tackle. Non posso avere ragioni per ritenere Alfano poco berlusconiano. Io penso che il governo debba avere, a garanzia di un dibattito civile, un larghissimo consenso''. Lo afferma il senatore di Gal (ma eletto con il Pdl) Luigi Compagna, intervenendo in Aula al Senato dopo l'intervento del premier. ''Noi di Mpa, pur nel travaglio, faremo prevalere un voto di lealtà a ciò che ci ha consentito una rappresentanza qui in Parlamento'', ha detto in Aula Antonio Scavone, uno dei tre senatori dell'Mpa presenti nel Gal. Il no di Lega Nord - ''Sinceramente, presidente Letta, abbiamo per lei una certa simpatia, è un politico onesto e si vede che che fa politica per passione. Ma la stabilità non può essere l'unico valore, nulla sul federalismo, sulla sburocratizzazione, nulla sulla situazione del Settentrione. La sfiducia non la diamo solo noi al Senato, ma anche le imprese e le famiglie del Nord che sostengono questo carozzone''. Cosi' il capogruppo di Lega Nord al Senato, Massimo Bitonci in sede di dichairazione di voto. Le promesse fatte al momento dell'insediamento, ha aggiunto Bitonci ''sono diventate solo chiacchiere, le attese delle riforme rimaste nel cassetto e la situazione economica è peggiorata. Svanite le parole ripresa e crescita. Un fallimento certificato nei dati, altri che ripresina alle porte! E' un bollettino di guerra - conclude -. Vi basta?''. L'appello di Monti - Mario Monti ha rivolto un ultimo appello a Silvio Berlusconi affinchè voti la fiducia al governo Letta. "L'Italia oggi è l'unico Paese dell'Europa mediterranea che non sia più neppure sotto la procedura di disavanzo eccessivo. Non voglio pensare che il Pdl, che fa parte della famiglia politica più ampia e influente d'Europa, possa far correre all'Italia il rischio di ripercorrere all'indietro quel sentiero che abbiamo tutti faticosamente percorso", ha detto in Aula al Senato. "Chiunque governi in futuro dovrebbe recarsi non dico in ginocchio, ma senza autorevolezza ai consessi internazionali", ha ammonito. "Non riesco a pensare che il Pdl posa veramente pensare in questo momento di precipitare il Paese togliendo la fiducia a questo governo", ha proseguito. Il Pd ringrazia Letta - ''Sento il dovere di ringraziare Enrico Letta al quale i senatori del Pd rinnovano la loro fiducia con grande considerazione ed affetto'', dice Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, concludendo il suo intervento nell'Aula di Palazzo Madama. ''Lo ringrazio per il suo impegno personale, per la fatica di questi cinque mesi e per i risultati che ha ottenuto e che, nelle condizioni date, non erano affatto scontati - ha detto -. I riconoscimenti e il credito che ha raccolto in Europa e nelle sue relazioni internazionali stanno onorando il nostro Paese. Non era facile salvare l'Italia da una procedura d'infrazione, gia' molto avanti, che poteva costarci carissima. Non era facile restituire alle imprese creditrici gran parte del debito dello Stato, finanziare cultura e scuola dopo anni di tagli, iniziare a risanare la piaga degli esodati, intervenire sulla cassa integrazione''. ''Accusare Letta per l'Iva va a braccetto con le contestazioni alla legge Severino che, meno di un anno fa, il Parlamento ha voluto e votato all'unanimita' senza che nessuno trovasse qualcosa da eccepire'' conclude Zanda.  

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