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Kwatar Barghout, la marocchina contro Boldrini e Mogherini: "Sottomesse all'islam"

Andrea Tempestini
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«Laura Boldrini, Federica Mogherini, Emma Bonino… Mai sentito dire che stanno dalla parte delle donne che pagano col sangue o con la propria libertà la lotta contro l'obbligo del velo nei Paesi islamici. Sono femministe a intermittenza, femministe solo se conviene, progressiste di comodo». Kawtar Barghout, 26 anni, da 24 in Italia, padovana, musulmana, rappresentante dell'associazione Stop Radicalizzazione, non sopporta quello che definisce «il buonismo ipocrita» e si batte per «i veri valori laici, liberali e democratici». Leggi anche: Boldrini, la nemica italiana della ragazza che rifiuta il velo E non le manda a dire a nessuno: «In Iran dove la protesta è sociale la questione del velo è molto sentita, e da tempo. Su Facebook ci sono diversi gruppi di donne che lottano contro questa imposizione. Prima del caso della ragazza arrestata per essersi scoperta il capo durante la manifestazione ce ne sono stati altri. Parliamo di giovani arrestate per aver fatto feste private, in casa, senza il velo, in presenza di uomini. Eppure per loro le politiche italiane non si sono espresse. Neanche una parola di solidarietà, di sdegno. Peggio, sono loro le prime, quando vanno nei Paesi islamici, a sottomettersi e a coprirsi il capo...». Non sono obbligate a farlo? «No. Le rappresentanti istituzionali non devono indossare il velo per forza. Theresa May, per esempio non lo ha fatto. Le nostre politiche italiane sì. E così facendo hanno mandato un messaggio sbagliato. Hanno dimostrato non solo che l'Occidente è molle ma anche una mancanza di rispetto per le donne che sono morte per abolire l'obbligo del velo. Hanno svilito tutto quello che hanno fatto donne comuni. Hanno calpestato il sangue che hanno versato. E non solo. Forse non lo sanno ma vengono anche prese in giro nei Paesi islamici quando si coprono il capo. Giravano foto di Federica Mogherini col velo con le scritte Povera scema. Oltre ad essere offensive non sono credibili». Cosa devono fare quindi le europee e le italiane per aiutare le donne che vivono nei Paesi islamici? «Il primo gesto è proprio questo. Rifiutarsi di indossare il velo e parlare dei veri problemi delle donne delle comunità musulmane. Infibulazione, spose bambine, diritti violati. Devono dire chiaramente che queste cose non si fanno, non possono accettarle nascondendosi dietro la falsa scusa che questa è la cultura islamica, perché non è così». Quindi è sbagliato anche togliere i presepi dalle scuole e sostituire Gesù con Perù per non offendere i figli degli immigrati come successo a una recita di Natale in un istituto italiano? «È da manicomio non fare il presepe o non cantare la canzoncina di Gesù. Io sono cresciuta in Italia, a Padova, e quando ero bambina facevo le recite di Natale in chiesa. Nessuno si è mai offeso o ha creato problemi. Né la mia famiglia né tantomeno gli insegnanti. Gesù è un profeta per l'islam, mio nonno si chiamava Gesù. Questa sottomissione è molto grave. Noi siamo in terra cristiana e ci adeguiamo a quelle che sono le tradizioni e i valori del Paese in cui viviamo. Un cristiano non ha mai imposto ai musulmani di non fare il ramadan. E se uno non vuole che il figlio faccia la recita di Natale, non la faccia. Non può rimetterci tutta la classe per un singolo. Mi sembra un discorso lineare, democratico. Ma molte maestre non hanno spina dorsale. La politica in primis non ce l'ha». Un buonismo controproducente per i musulmani? «Sì. Il problema è che queste politiche alla Boldrini il danno lo fanno prima di tutto ai musulmani che verranno sempre più visti e legati all'estremismo. Invece ci vuole fermezza. Negli anni Ottanta non ci si poneva il problema di offendere gli stranieri, nessuno si è mai lamentato e le cose hanno sempre funzionate bene. Questo buonismo imperante della sinistra non porterà a nulla di positivo. Anzi, non farà che peggiorare la situazione. Alimenterà la rabbia, il pregiudizio. Questi casi di cronaca verranno interpretati dalla gente come continue provocazioni. E monterà la rabbia, il razzismo. Così avanzeranno le ultradestre. Perché la gente si infuria». Insomma, otterranno l'effetto contrario... Cosa ne pensa dello Ius soli? «Sono assolutamente contraria». Ci spiega perché? «Si va a togliere la premialità della cittadinanza italiana che invece deve essere meritata. Tu, straniero, devi soddisfare dei requisiti. Io amo la Costituzione, mi sento italiana ma non può e non deve esistere l'automatismo, nasci qui, sei italiano. Anche perché non possiamo ignorare il grave problema del terrorismo islamico. Il ministero dell'Interno e le forze dell'ordine con le leggi attuali possono cacciare gli estremisti, con lo Ius soli si toglie la possibilità di espellere. Prendiamo il caso mostruoso dello stupro di Rimini, con lo Ius soli ce li saremmo dovuti tenere in Italia (i genitori dei due minorenni marocchini coinvolti sono stati espulsi dopo che il Tribunale di Ancona ha disposto il divieto di rinnovare loro il permesso di soggiorno, ndr). Insomma, la legge per diventare italiani c'è già. Ottieni la cittadinanza dopo aver compiuto i diciotto anni. Non ci vuole molto. A Padova dopo tre o quattro mesi riesci ad averla. Nelle città come Milano, Roma o Torino ci vuole più tempo ma non è colpa della legge. Sono i tempi dell'iter burocratico, il numero più alto di richieste. A casa mia tutti hanno ottenuto la cittadinanza con la legge vigente. E comunque vorrei sottolineare che non c'è bisogno di avere la cittadinanza per usufruire dei servizi, dai mezzi pubblici, agli ospedali, alle scuole…».. Ma le comunità islamiche in Italia lo vogliono lo Ius soli o no? «L'hanno chiesto quattro gatti. E per lo più è una richiesta che viene dagli immigrati che sono arrivati da poco in Italia, che vogliono ottenere tutto e subito». Secondo lei allora perché il centrosinistra insiste tanto? «Per ottenere quei voti. È un nuovo bacino elettorale, sfruttano il malcontento di una parte degli immigrati per avere il loro consenso». Lei per chi voterà? «Da ragazzina ero di sinistra. Ma la sinistra ora ha tradito i suoi valori. Prima pensava al bene di tutti, ora solo a quello di alcune nicchie. Non mi riconosco più in questo centrosinistra. Ora sono sposata, lavoro, mi sto laureando in Giurisprudenza, ho un mutuo da pagare. Sono diventata pragmatica. Voterò chi mi convince con il suo programma». Ha mai pensato di fare politica? «Tanti sostenitori me lo chiedono ma al momento mi interessa semplicemente la battaglia contro lo Ius soli. Una battaglia a onore del vero. Basta bugie. Gli italiani sono contrari a questa proposta. Sarebbe sbagliato buttare sale sulla ferita. E girarla sul razzismo è un errore. I politici devono saper dire: è arrivato il momento di fermarsi. Quando monta la rabbia e lo scontento bisogna fare un passo indietro». Sei mai stata minacciata? «Sì, continuamente. Anche di morte. E a sinistra nessuna si è mai stracciata le vesti per me, per la libertà di pensiero. Dove sono le paladine dei diritti, della libertà di espressione? Dove sono finite le femministe?». Torniamo al discorso di prima... «Evidentemente lo sono solo per convenienza…». di Eliana Giusto

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