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Le immersioni a Giannutri, la pesca proibita, la casa a Montecarlo: Fini, un uomo chiamato scandalo

Giulio Bucchi
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  In principio fu Giannutri, cinque anni fa. La lunga storia di scandali, scandaletti, vizietti e privilegi di Gianfranco Fini inizia con un'immersione di fronte ala perla del Mediterraneo, al largo dell'Argentario, in un'area protetta dove le attività subacquee sono tassativamente vietate. Purtroppo per il presidente della Camera, i paparazzi erano in agguato. E vicino alla sua imbarcazione ce n'era una dei vigili del fuoco. Partì subito la denuncia di Legambiente. Lui ammise, disse che si era trattato di una colpevole leggerezza, spiegò che pensava di essere nella cosiddetta area due e non nell'area protetta e si offrì di pagare la multa. Peccato che poi l'anno scorso ci sia ricascata, sempre Giannutri ma di fronte a Punta Secca. L'area non è protetta, ma il bottino della pesca subacquea sì. Nelle foto dei paparazzi si vedono distintamente il presidente della Camera, la compagna Elisabetta Tulliani e gli amici (Giorgio Pasotti e Nicoletta Romanoff, figlia dell'onorevole futurista Consolo, proprietario dell'imbarcazione), che esibiscono un mollusco bivalve della lunghezza di 30-40 centimetri. Secondo gli esperti, sarebbe un esemplare di Pinna Nobilis, specie protetta che non è consentito prelevare dal suo habitat. Come se non bastasse, un altro scatto immortala una stella marina. Qui non c'è bisogno degli esperti per sapere che è una specie off-limits per la pesca. La vicenda dell'immersione vietata si è conclusa con un'archiviazione da parte del tribunale di Grosseto. Nella seconda infrazione non c'è stata neanche una multa, perché l'organizzatrice ha assicurato che l'immersione era consentita, che il mollusco era una vecchia conchiglia regalatale da un pescatore anni prima e da lei regalata a  Fini, e che la stella marina è stata immediatamente rimessa in acqua. Montecarlo, Tulliani e l'eredità - Più rumorosa, anche politicamente, la vicenda della casa di Montecarlo. I Tulliani, Alleanza Nazionale, Francesco Storace, Libero e il Giornale sono alcuni dei protagonisti di una storia che parte molto da lontano, addirittura dal 1999 anno del lasciato in eredità della contessa Anna Maria Colleoni ad An. Immobili, e non solo, ma tra questi c'era il famoso appartamento di Boulevard Princesse Charlotte 14. Nella città monegasca, appunto. Nel 2008 la casa viene ceduta ad una società off shore dell'isola Santa Lucia per 300mila euro. Una miseria. Il valore commerciale sarebbe di almeno 1 milione e mezzo di euro. E la società off shore cosa fa? La dà in affitto, con regolare contratto, a tal Giancarlo Tulliani. E chi è Tulliani? Il fratello minore della compagna del Presidente Fini. Libero e il Giornale scoprono tutto e lo spiattellano in prima pagina. Dalle inchieste emerge con sempre maggior evidenza che il Tulliani non è solo l'affittuario, ma anche il proprietario dell'appartamento. Insomma, dietro alla società off shore c'è lui. «La bomba» ormai è esplosa. La Procura di Roma apre un'inchiesta (dopo la denuncia di Francesco Storace). Fini, prima, smentisce tutti e minaccia denunce. Poi si barcamena e ammette di non sapere chi sia il reale proprietario dell'immobile, ma in una farraginoso video arriva alla più solenne delle promesse: "Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario della casa  non esiterei a lasciare la presidenza della Camera". Bene, quella certezza c'è stata. Perché la Procura di Roma ha archiviato il caso, certo, ("non c'è frode") ma nella stessa archiviazione ha anche ammesso che, atti di acquisto e di affitto alla mano, le firme coincidono. In sostanza: che Giancarlo Tulliani è il proprietario della casa a Montecarlo in Boulevard Princesse Charlotte 14. Caso chiuso? Gianfranco ha mantenuto la parola e si è dimesso? Neanche per sogno. L'ex leader di Alleanza Nazionale è ancora lì, sullo scranno più alto della Camera.   

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