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Governo Renzi e le promesse non mantenute: i ritardi su riforme, fisco e lavoro

Giulio Bucchi
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Matteo Renzi ha annunciato al mondo «una riforma al mese», come Obama. A metà febbraio, non ancora premier, è partito in quarta con il crono-programma delle cose urgenti da fare dopo «vent'anni di stallo». Ha fatto sloggiare da Palazzo Chigi chi, per lui, non premeva abbastanza sull'acceleratore del cambiamento. Si è presentato come «un rullo compressore». Ha dato per ogni provvedimento una scadenza, fedele al motto «la differenza tra un sogno e un obiettivo è una data». E si è spinto perfino ad annunci compromettenti: «Se non passa la riforma del Senato lascio la politica». Ma ora: a che punto è l'iter delle riforme promesse? Torniamo alla conferenza stampa del 17 febbraio e al momento in cui, appena uscito dalle consultazioni con Napolitano, Renzi ha presentato gli obiettivi del governo. Ai cronisti ha annunciato: «Subito a febbraio procederemo con i tagli ai costi della politica. Passeremo poi alle riforme costituzionali. A marzo affronteremo il tema del lavoro, tra aprile e maggio fisco e Pa, a giugno la giustizia, in modo da arrivare a luglio, alla prova del semestre di presidenza italiana dell'Ue, con le richieste che l'Italia fa all'Europa e non solo l'Europa a noi». Diventato capo del governo, il 12 marzo l'ex sindaco di Firenze procede con la sfilza di annunci, ancora più dettagliati, nella famigerata conferenza stampa con le slide e i pesciolini rossi. Ma quali riforme sono davvero andate in porto? Renzi riuscirà a mantenere le promesse fatte a febbraio? Votate il sondaggio   Legge elettorale - Aveva detto: entro maggio dobbiamo riuscire a chiudere la partita della legge elettorale e la prima lettura della riforma del Senato, ma siamo al 27 luglio e l'Italicum ha solo avuto il via libera alla Camera. Se ne riparlerà forse a fine settembre. Senato - Il ddl doveva arrivare entro febbraio, invece il Consiglio dei ministri lo ha licenziato solo il 31 marzo. Renzi aveva promesso: entro il 25 maggio superamento del Bicameralismo, ma le opposizioni non ci stanno e piovono gli emendamenti al testo base. Ora si parla dell'8 agosto come deadline. Lavoro - Il piano per il lavoro doveva essere discusso in Parlamento entro marzo, secondo gli annunci del neo-premier, invece la discussione sul mini-decreto targato Poletti è cominciata solo il 22 aprile ed è servito un voto di fiducia alla Camera per fare passare il provvedimento nel quale mancano, comunque, sia la promessa sulla riduzione delle varie forme contrattuali, sia il contratto d'inserimento, a tempo indeterminato a tutele crescenti. In generale, quindi, il Jobs Act (la riforma complessiva del lavoro) è in alto mare. E dire che la disoccupazione è l'emergenza nazionale. Edilizia scolastica - Il 24 febbraio, il premier ha dichiarato: «Abbiamo bisogno d'intervenire nell'edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre». I fatti sono che il 14 marzo il governo ha stanziato 3,5 miliardi di euro per la manutenzione degli edifici. In realtà è solo a luglio che il governo ha dato il via libera al cosiddetto piano scuola e dei 3,5 miliardi promessi ne è stato sbloccato solo 1. Dove sono finiti dunque gli altri soldi? Bonus da 80 euro - Su questo Renzi è stato di parola. Sebbene ci siano state molte polemiche sul reperimento di questi fondi. Il 12 marzo aveva annunciato il bonus nella busta-paga di maggio (giusto a ridosso delle elezioni Europee) e gli 80 euro sono arrivati. Però mancano le coperture per il 2015. Taglio Irap - Nella conferenza dei pesciolini rossi, il leader del Pd aveva assicurato che dal Primo maggio 2014 ci sarebbe stato il taglio del 10 per cento dell'Irap alle imprese. La riduzione c'è, ma è rimandata al 2015 e coperta con altri inasprimenti fiscali. Riforma della P. A. - Negli obiettivi del capo del governo, «la rivoluzione copernicana della Pubblica Amministrazione» sarebbe dovuta avvenire ad aprile. Peccato che il decreto, che porta la firma del ministro Marianna Madia, sia arrivato a giugno, ma attenda ancora il primo via libera dal Parlamento. Debiti della P. A. - Fino a questo momento sono stati pagati soltanto per l'1,02 per cento. Il 24 luglio il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale in precedenza aveva promesso di sbloccare tutti i debiti che le imprese fornitrici dello Stato vantano nei confronti della pubblica amministrazione proprio entro il mese di luglio, ha rimandato il raggiungimento dell'obiettivo al 21 settembre: «Pagheremo tutti i debiti della pubblica amministrazione» e la somma totale sarà, assicura, «molto meno di 60 miliardidi euro». Giustizia - Il 24 febbraio Renzi assicura: a giugno «un pacchetto organico di revisione della giustizia». Ma il 30 giugno presenta solo i 12 punti della riforma, da sottoporre per due mesi alla consultazione popolare. Se ne parlerà, forse, a settembre. Beni culturali - Il testo del ministro Dario Franceschini è stato chiuso da qualche giorno dai tecnici del Mibact, ma potrebbe restare al palo nel prossimo Cdm a causa di polemiche varie da parte di sindaci e governatori, ma anche delle categorie coinvolte (soprintendenti, archivisti…). Morale: possibile slittamento a dopo la pausa estiva. Auto blu - Cento berline della «casta» sono state vendute all'asta tra marzo e aprile, com'era nei desiderata, ma restano dubbi sul numero e sul reale introito dell'operazione. Infatti il 25 aprile, il governo ha precisato: «Si conferma che tutte le 52 vetture messe su Ebay sono state regolarmente aggiudicate». Ma erano 100 o 52? Province - Riforma Delrio approvata il 3 aprile come da annuncio del 12 marzo, anche se le poltrone sono aumentate in virtù di maggiori consiglieri nei Comuni. Tutela del territorio - Renzi ha promesso 1,5 miliardi per la tutela del territorio, ma per ora è solo un annuncio. E sono ancora al palo il Piano casa e il piano per i giovani. di Brunella Bolloli

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