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Massimo D'Alema: "Renzi toglie l'articolo 18 per fare un favore all'Europa. Ed è istruito da Verdini e Berlusconi"

Maurizio Belpietro
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"Renzi è in difficoltà con Bruxelles. Per questo vuole abolire l'articolo 18". Altro che mediazione, Massimo D'Alema parte all'attacco di Matteo Renzi e annuncia grossi guai per il premier. Sul Jobs Act, certo, ma non solo. Al Corriere della Sera, l'ex premier punta il dito sull'operazione che vuole condurre alla modifica dello statuto dei lavoratori, anche a costo di rompere con la minoranza del Pd: "Sull'articolo 18 - spiega - è in atto un'operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza, non esiste un'emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro". Rompere con la minoranza interna e il sindacato, sospetta D'Alema, sarebbe un modo per "lanciare un messaggio all'Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo non sarebbe un messaggio rassicurante". "Renzi istruito da Verdini e Berlusconi" - Se quella frattura si possa trasformare in scissione, come minacciato da Pippo Civati, D'Alema non lo dice. Di sicuro però il messaggio per Renzi è di quelli durissimi, specialmente quando si parla di confronto interno: "L'unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte le scelte maturate in quegli incontri privati". Accuse velenose non dettate, assicura Baffino, dalla delusione personale per la mancata candidatura per una poltrona pesante in Europa: "Se non ci fosse stata la vicenda dell'articolo 18 non sarei intervenuto. L'argomento della vendetta postumo è privo di riscontro". Tra le righe: non basterà più un incarico o un rimpasto di governo, piazzando D'Alema o un dalemiano al governo, per placare i mal di pancia interni. L'autunno caldo del governo parte tutto dal Nazareno.

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