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Elezioni, la "parentopoli" degli scrutatori: ai seggi uno su tre è "raccomandato"

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Matteo Legnani
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Il numero fa impressione: scrive Il Messaggero che circa un terzo dei 246 mila scrutatori che tra domenica sera e lunedì mattina visioneranno le nostre schede elettorali è "figlio di...", "moglie di...", "nipote di...". Insomma "parente" (ma anche amico) di... Non nelle grandi città come Roma o Milano, dove di scrutatori ne servono 10-15mila ed è quindi stato più facile affidarsi a un cervellone elettronico per sorteggiare coloro che, per il disturbo, prenderanno 120 euro. Nei centri più piccoli, invece, la selezione di chi domani sarà ai seggi è molto più home made. Nel senso che viene lasciata all'"istinto" del sindaco, degli assessori, dei consiglieri comunali. Tutto in regola, certo, perchè la legge lo consente. Ma resta il fatto che, persino in questo ambito, si replica quel "familismo" che contraddistingue tanti aspetti della vita del nostro Paese. E il sospetto che così, lo scrutinio, lo si riesca a controllare un po' troppo da vicino...

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