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Quagliariello: "Siamo divisi sul futuro del governo"

Daniela Santanchè e Denis Verdini

Andrea Tempestini
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Un nuovo day-after per il Pdl, che nelle ultime settimane sta vivendo il momento più difficile della sua storia politica. Dallo scontro interno sulla fiducia a Letta fino all'Ufficio di presidenza mutilato di ieri, venerdì 27 ottobre, con la "diserzione" dei governativi e l'annuncio del ritorno a Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi. Sullo sfondo, resta il prossimo voto sulla decadenza (sul quale il Cav sfida Alfano: "Tu puoi stare al governo con chi mi vuole far fuori?", ovvero il Pd) e la possibile e probabile discesa in campo della figlia Marina. Un insieme di fattori che gravita attorno al governo Letta, la vera ragione dei molteplici rendez-vous tra gli azzurri. Nervi tesi - Dopo pochi giorni di relativa calma, sembra essere nuovamente spianata la strada verso la crisi di governo. Berlusconi non né condivide la politica economica, ma soprattutto non è più disposto a tollerare la coabitazione con il Pd, che su decadenza ed esilio politico non ha mollato di un millimetro. Per il Cav, inoltre, c'è lo spettro ingombrante di un Giorgio Napolitano visto sempre più come un avversario "politico" piuttosto che una figura di garanzia, quella figura che aveva permesso la nascita delle larghe intese e dell'unione "impossibile" tra Pd e Pdl. La spaccatura - Il confronto più acceso tra gli azzurri è quello relativo alla sopravvivenza delle larghe intese: un proverbiale segreto di Pulcinella, tanto che il Pdl si divide tra governisti e lealisti. Eppure sentirlo ammettere con franchezza da Gaetano Quagliariello a poche ore dalla crisi di venerdì sera rende tutto più chiaro. "Il nodo di fondo - spiega il ministro delle Riforme, alfaniano - è uno, quello del governo: alcuni pensano che questo governo, che certamente non è il migliore possibile, debba comunque andare avanti, perché una crisi sarebbe devastante; altri pensano che questo governo non stia facendo il bisogno del Paese". "Silvio va difeso, ma..." - Chi siano questi "altri" citati da Quagliariello è facile da comprendere: i falchi, i lealisti e, in primis, Silvio Berlusconi, da tempo profondamente insoddisfatto dalle larghe intese. Le contraddizioni interne al Pdl, continua Quagliariello, "si ritrovano anche nel documento votato ieri, da una parte si dice che il governo debba andare avanti, dall'altra che il tema della giustizia potrebbe diventare dirimente. Noi - aggiunge - pensiamo che Berlusconi vada difeso ma che il problema non possa essere scaricato sul Paese, soprattutto perché lo scenario che si aprirebbe sarebbe molto grave. Il destino dell'esecutivo - conclude - non è un punto di second'ordine, è centrale per la linea politica". Abbiamo vinto noi - Ammesso che ce ne fosse bisogno, Quagliariello certifica la spaccatura nel Pdl. Come detto, la strada tracciata sembra quella della crisi. Per i falchi una vittoria: Berlusconi è tornato al loro fianco e - numeri permettendo - le larghe intese potrebbero soccombere. Venerdì, disertando l'Ufficio di presidenza, i governisti hanno cercato di frenare sia su spaccatura e crisi. Di contro, i lealisti, ora sono impazienti di arrivare alla conta. Il ragionamento dei "duri e puri" azzurri è semplice: abbiamo vinto noi, ora Letta deve andare a casa. Ora, la crisi.

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