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Alex Schwazer, il laboratorio antidoping di Colonia nega i campioni di urina al Ris di Parma

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Giovanni Ruggiero
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Dalla Germania le stanno provando tutte per rinviare un nuovo esame che potrebbe portare una nuova svolta sul caso controverso di doping sul marciatore azzurro Alex Schwazer. Da un anno i campioni di urina prelevati dall'atleta a Vipiteno il 1 gennaio 2016 sono sotto sequestro, conservati e sigillati a 20 gradi sottozero nel Manfred Donike Institut di Colonia. Lo scorso ottobre, come ricorda il Corriere della sera, il Ris di Parma per mano del colonnello Giampiero Lago ha chiesto ai responsabili del laboratorio di accertare che in quelle provette ci fosse davvero l'urina di Schwazer, dopo che la rogatoria internazionale del magistrato ri Bolzano, Walter Pellino, era stata trasformata in ordinanza da un giudice tedesco. Con quella comunicazione, il colonnello Lago aveva formalizzato la richiesta di consegna, negata solo tre giorni fa dal direttore del laboratorio di Colonia perché dal punto di vista tecnico quella richiesta è risultata "troppo vaga". La lettera del colonnello dei carabinieri è tutt'altro che vaga, la procedura per l'esame del campione è ben descritta nella disciplina internazionale, quindi ci sono pochi margini di interpretazione da parte dei tecnici tedeschi. La vicenda del marciatore azzurro vira sempre di più verso il mistero dalle torbide venature di politica sportiva. Il laboratorio di Colonia è sotto la Wada, l'agenzia internazionale antidoping, non dovrebbe temere nulla da un nuovo esame di quei campioni e potrebbe dimostrare ancora una volta la propria imparzialità. La stessa Wada però da mesi si è opposta alla richiesta della magistratura italiana e sulla stessa linea si è schierata anche la Iaaf, la federazione mondiale di atletica. Leggi anche: Il sospetto sul caso Schwazer: la prova con cui l'hanno incastrato Gli interrogativi trovano una risposta tanto chiara quanto amara nella parole dell'allenatore di Schwazer, Sandro Donati: "Il laboratorio di Colonia ha ricevuto l'ordinanza due mesi fa. Perché non ha manifestato subito i suoi dubbi? Perché questo muro di gomma contro una richiesta che non dovrebbe suscitare nessun problema? Cosa nascondono le autorità sportive?". Le domande retoriche di Donati insinuano l'ennesimo dubbio sulla trasparenza degli organi internazionali, c'è qualcuno che teme quelle nuove analisi. Leggi anche: L'ultimo smacco al marciatore azzurro: non può neanche allenare E qualche indizio su nomi e cognomi comincia emergere. Come un'email dello scorso febbraio del capo dell'ufficio legale Iaaf, Ross Wenzel, diretta al presidente della commissione medica federale, Thomas Capdevielle, grande accusatore di Schwazer, che confessa la sua preoccupazione per l'eventuale spostamento di quei campioni e spera di riuscire a convincere i responsabili del laboratorio di Colonia a tenerli dove sono. Già la scorsa estate la Wada e la Iaaf impedirono il sequestro di tutte le provette, ma non il prelievo di due campioni. Di norma è una procedura concessa a tanti atleti che tentano un ricorso, in questo caso invece per opporsi alla richiesta dei magistrati italiani sono stati spesi migliaia di euro in cause legali. La faccenda deve stare loro particolarmente a cuore, qualcuno che non ha nessuna intenzione di far emergere la verità contro ogni ragionevole dubbio.

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