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Effetto-Ferguson: poliziotti terrorizzatiE al tramonto di Obama vola il crimine

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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La criminalita' ha rialzato la testa in America, ed e' un'altra eredita' negativa che Obama lascera' al futuro presidente. Nel primo trimestre del 2016 gli omicidi sono aumentati del 9% nelle 63 maggiori citta' USA, e i casi di sparatorie non mortali sono balzati del 21%, secondo una ricerca della Associazione dei Capi di Polizia delle Maggiori Metropoli. Sono incrementi che si sommano all'aumento del 17% negli omicidi che era stato registrato nel 2015 nelle principali 56 grandi citta', con 10 di queste, a larghissima percentuale di popolazione nera, che hanno assistito a picchi di aumento degli omicidi di oltre il 60% . Lo scrive sul WSJ di oggi 24 maggio Heather Mac Donald, criminologa del Manhattan Institute e autrice del libro “The war on cops” (“La guerra ai poliziotti”, per i tipi della Encounter Books) che uscira' in giugno. Il direttore dell'FBI James Comey, in una conferenza stampa dell'11 maggio, aveva lanciato lo stesso allarme: “Ero molto preoccupato l'autunno scorso”, ha detto, “e per certi aspetti sono anche piu' preoccupato oggi. C'e' la percezione che la polizia non stia compiendo quell'attivita' aggiuntiva di intervento che sopprime il crimine”. E ha spiegato con un esempio diretto, il “non uscire fuori dalla macchina alle 2 del mattino mentre sei di pattuglia per dire ad un gruppo di persone ferme sul marciapiede ‘che cosa state facendo qui ora?'”. In altri termini, i poliziotti appaiono frenati dalla paura delle conseguenze legali e di carriera, oltre a quelle personali che sono proprie del loro lavoro, se fermano gente sospetta (di colore) e magari devono usare le armi e finiscono sul banco degli accusati se finisce male. Ma questa “inazione” riduce la repressione della delinquenza e facilita la vita ai criminali. Comey e' stato criticato per queste parole dal portavoce di Obama che lo ha accusato di “essere irresponsabile e in ultima analisi controproducente” per aver tratto delle “conclusioni basate da qualche aneddoto”. Non e' la prima volta, pero', che Comey avanza la tesi della polizia titubante ad agire. Nel novembre scorso, il direttore dell ‘FBI aveva citato “un gelo paralizzante” che soffiava tra le forze dell'ordine dopo la sparatoria di Ferguson nell'agosto 2014 e l'assalto ai poliziotti da parte della sinistra politica e degli attivisti di colore, una alleanza nella sostanza anti-sistema dietro l'apparente lotta, a puro fine elettorale, contro le discriminazioni a danno delle minoranze. Mac Donald e' la studiosa che, sempre sulle pagine del WSJ, aveva coniato un anno fa l'espressione “effetto Ferguson” per spiegare i primi segnali della recrudescenza degli assassini e delle violenze urbane negli USA, ed ora sta raccogliendo i nuovi dati che confermano la sua teoria e allarmano l'FBI. Ferguson, si ricordera', e' la citta' del Missouri dove il giovane nero Scott Brown, fermato da un poliziotto bianco dopo una rapina in un negozio, lo ha assalito cercando di portargli via la pistola ed e' stato ucciso. Per mesi, prima della definitiva sentenza di assoluzione per legittima difesa della giuria popolare, avallata poi persino dal ministro (nero) della giustizia Eric Holder, gli attivisti liberal, spalleggiati da Obama, si erano scatenati in proteste nel paese, anche in concomitanza con successivi episodi di morti di gente di colore. Pure i casi degli altri due piccoli criminali afro-americani uccisi per mano degli agenti a Staten Island (Eric Garner) e a Baltimora (Freddie Gray) si sono conclusi con l'archiviazione senza incriminazione (l'assoluzione per il poliziotto Edward Nero nel processo per la morte di Gray e' di ieri), ma le morti hanno concimato il fiorire del movimento Black Lives Matter (Le vite dei neri contano) in pura funzione di “guerra alla polizia”. I morti neri o ispanici per colpa di neri o ispanici sono migliaia, da Chicago a Detroit, ma se non e' stata un'arma della polizia non contano nulla. Statisticamente, sia le vittime sia gli assassini sono per il 90% neri o ispanici. I democratici, dal presidente Barack al sindaco di New York Bill de Blasio, dal reverendo nero Al Sharpton al regista Tarantino, da Hillary a Sanders, hanno sempre condotto una battaglia serrata alle tecniche di “law & order” e degli “stop e interroga” nei quartieri ad alta densita' di malviventi, che avevano permesso ai sindaci “duri”, come Rudy Giuliani e Michael Bloomberg a New York, di ridurre le vittime delle violenze. Ora la loro semina ideologica porta gli inevitabili frutti nella realta'. di Glauco Maggi

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