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"L'amore e la violenza", tornano i Baustelle: "Siamo nati prima dei talent e resistiamo. E Sanremo..."

Giulio Bucchi
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Che il pop possa essere bello senza dover scadere nella banalità, che l'alto e il basso si possano incontrare e dialogare e dar vita a una coppia complice e affiatata, ce lo insegnano – ancora una volta - I Baustelle. Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini son tornati, dopo 4 anni di silenzio discografico, con un nuovo disco. L'amore e la violenza  (in uscita oggi per Warner), settimo album in studio incorona – tra l'altro - 20 anni di carriera del gruppo. Un bilancio?  "Quando abbiamo iniziato era un altro mondo, la fase pre Internet, cominciava la pirateria digitale. Siamo stati fortunati a cominciare mentre stava crollando, ci ha aiutati a rimanere nel tempo senza lasciarci troppo condizionare. Non abbiamo ansia del mito del successo e ci siamo costruiti un'identità facendo scelte non sempre semplici". E chi comincia in questo di mondo? "È perduto in partenza perché spesso ha già identità applicate da altri. Basti pensare che molti devono fare gare in tv in cui cantare qualsiasi cosa e assecondare delle coreografie. L'identità possono trovarla dopo se sono particolarmente bravi, tipo Marco Mengoni". Questo disco arriva a 4 anni dalla pubblicazione dell'ultimo Fantasma. Come mai così tanto?  "Pubblichiamo solo cose che ci piacciono davvero. La scrittura c'è sempre, ma si scrive anche tanta robaccia che preferiamo non far sentire".   Avete definito questo disco "oscenamente pop, come una bestemmia". In che senso?  "Non si vergogna del proprio essere pop, così come una bestemmia non si vergogna ad associare il nome di Dio ad un animale. E sì, questo disco è oscenamente pop, con melodie ai limiti del neo-melodico. Rispetto ai dischi precedenti è più leggero".   Ma cos'è il pop?  "Una forma semplice. Da clichet deve durare poco, ha delle strofe e un ritornello che si ricordano e dev'essere orecchiabile. Ma all'interno di questo schema si può giocare armonie che non siano banali, mischiare generi e scrivere parole inconsuete. Anche per l'arrangiamento si può non cercare la soluzione più comoda, cosa che fa gran parte della musica pop poco interessante di oggi. Chi ha detto che perché una cosa è pop debba essere banale e tutta uguale?".   Il disco si intitola L'amore e la violenza: perché?  "Perché oggi tutto è amore e violenza, sempre più fusi insieme. Viviamo tempi paradossali, anni nei quali la guerra, che era un concetto antico che avevamo relegato solo alle zone del mondo da colonizzare, ci sta tornando indietro come un boomerang sui denti. Anni idioti di pratica del benessere alle spalle di altre parti del mondo che continuavano ad essere depredate. Ed eccoci alla globalizzazione, anche bellica".   Manuel Agnelli è stato la rivelazione di quest'ultima edizione di X Factor: che ne pensate? "Che sicuramente lui, come Morgan, hanno fatto bene. Anche da un punto di vista di pedagogia generale e conoscenza della musica applicata alla casalinga di Voghera hanno giovato". Francesco Bianconi lo farebbe il giudice in un talent? "Se mi pagano bene sì (ride, ndr)".   Marianne Mirage sarà in gara a Sanremo fra i giovani con un testo scritto da lei, Bianconi: Le canzoni fanno male. Ci sarete un po' anche voi, quindi?  "Non è come esserci, no. Marianne è bravissima, per un artista come lei scrivo volentieri. Ha del talento e non del talent. In più ha cose da dire, è poco rassicurante e questo per me è un pregio". In che senso?  "Dev'esserci sempre una forma di devianza, anche nel pop. Devi rassicurare ma infilarci dentro anche elementi di potenziale turbamento".   Sanremo non vi piace, quindi? "Non ci piacciono la tv e le gare. Sanremo è una gara in tv".   Quindi non ci vorreste andare?  "Ci hanno invitati due volte e abbiamo rifiutato. Non bisogna per forza fare un talent show e andare a Sanremo".   I The giornalisti, rivelazione nel 2016 senza aver fatto talent, vi piacciono?  "Certo, abbiamo anche scritto due canzoni con Tommaso Paradiso (il frontman del gruppo, ndr). Non si sa chi le canterà però esistono".   Tra poco inizia il vostro tour nei teatri: cosa potete dirci?  "Partiamo a fine febbraio e cercheremo di essere fedeli al disco, ma ci sarà spazio anche per il nostro repertorio". di Simona Voglino Levy

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