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Brindisi, il killer nasconde qualcuno"La scuola? Bersaglio casuale"

Gli inquirenti continuano a lavorare

Alvise Losi
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"La scuola? L'ho scelta a caso". Una vita spezzata. Altre cinque segnate per sempre. Troppi buchi neri, troppi perché senza risposte nella confessione di Giovanni Vantaggiato, il colpevole dell'attentato di Brindisi del 19 maggio. L'uomo crolla alle 22.20 di mercoledì 6 giugno, dopo otto ore di resistenza. Da quel momento serviranno due ore per spiegare l'inspiegabile. Per raccontare agli inquirenti guidati dal procuratore della Direzione distrettuale antimafia Cataldo Motta quando ha pensato all'attentato, come ha preparato la bomba e soprattutto perché è arrivato a uccidere. Melissa Bassi è morta, cinque sue compagne porteranno i segni delle ferite per tutta la vita. Quel 19 maggio Vantaggiato avrebbe potuto compiere una strage. Pentimento - "Giovanni Vantaggiato piange e chiede perdono, solo ora ha capito l'atrocità del gesto", queste le poche parole dette dal suo avvocato Franco Orlando, che lo ha potuto incontrare in carcere."E' molto provato - spiega il legale -, adesso ha preso consapevolezza di quello che ha fatto e della gravità, chiede perdono ai familiari delle vittime e anche alla sua famiglia, ma soprattutto ai genitori di Melissa e delle altre ragazze ferite. E per la prima volta ha capito l'atrocità di quello che è accaduto, e per la prima volta è scoppiato in lacrime, avendo acquisito consapevolezza di ciò che ha fatto. E ne è profondamente pentito. Ha ribadito che si è trattato di un gesto inconsulto, totalmente irrazionale, un momento di totale follia". Parole che contrastano con la freddezza mostrata nel momento della confessione. I motivi del gesto - "Intendo rispondere. È vero che sono stato io a collocare l'ordigno e a farlo esplodere nei pressi della scuola Morvillo Falcone di Brindisi la mattina del 19 maggio scorso...". Così ha iniziato a confessare Vantaggiato. "L'ho fatto esplodere in un punto di passaggio delle persone ma non avevo nulla contro di loro, in quanto non avevo un obiettivo ben preciso. La mia voleva essere solo una forma di protesta e quando ho premuto il telecomando ero convinto che non passasse nessuno". Ma non basta, non è sufficiente a spiegare perché proprio lì, di fianco all'ingresso di una scuola, contro delle studentesse inermi e innocenti. "Non ho una ragione specifica per la quale ho scelto sia la città che il posto. La scelta del luogo è stata del tutto casuale - continua Vantaggiato nel verbale -. E l'ho fatto perché ce l'avevo con il mondo intero e, nello specifico, perché prima si lavorava e si guadagnava mentre adesso questo non succede più...". Parole senza senso in bocca a un benzinaio di 68 anni che tra le sue proprietà possiede anche uno yacht. Tasselli mancanti - Ma gli inquirenti non sono convinti che la sua confessione sia completa e stanno continuando ad indagare, anche perché Vantaggiato ha parlato usando il "noi" e si è poi giustificato dicendo che è un modo di parlare della sua zona, ma "io non ho ricevuto aiuto da nessuno nel collocare l'ordigno, nel prepararlo e nel farlo esplodere". Altro punto oscuro la testimonianza di due donne che non avrebbero riconosciuto in Vantaggiato l'uomo che nella notte tra il 18 e il 19 avevano visto posizionare la bomba. Chi indaga pensa che il benzinaio voglia nascondere un complice o un committente. Nessuno si è accorto di lui - "Ho sbagliato a fare quello che ho fatto - dice senza pentimento il colpevole - ma non avrei mai confessato. Se non foste venuti voi a prendermi, non sarei mai venuto da voi a costituirmi. La fifa era troppa...". Sperava di scamparla, sperava che nessuno risalisse a lui. "Avevo lasciato la macchina parcheggiata in via Oberdan e quando sono scappato ho buttato il telecomando lungo la strada per Lecce, poi sono tornato a casa e ho fatto finta di niente, ho pranzato regolarmente". Nessuno in famiglia si è accorto di avere in casa l'autore dell'attentato, né la moglie né le due figlie hanno riconosciuto il suo volto nel video che tutta Italia ha scandagliato. Quello l'unico errore: "non avevo notato che c'erano le telecamere". E sulla mano destra sempre in tasca spiega che "la verità è che da bambino, mentre giocavo, i miei compagni per scherzo mi infilarono un ferro in questa mano e da allora, quando non serve, la metto in tasca". Il posizionamento dell'ordigno - In questi casi si parla di follia. Ma Vantaggiato è molto lucido. Racconta per filo e per segno i momenti di quella notte in cui ha portato la bomba a Brindisi. "Ho collocato l'ordigno nella notte tra il 18 e il 19 maggio - è scritto nel verbale -. Ho trasportato il bidone, che avevo rubato a San Pietro in Lama, all'interno della Fiat Punto bianca intestata a mia moglie e così pure, sempre all'interno della Punto, le tre bombole che avevo rubato qualche tempo addietro, con tutto il materiale necessario per confezionare il meccanismo d'innesco. Una volta giunto a Brindisi mi sono fermato in via Palmiro Togliatti (la via della scuola, ndr), ho scaricato il bidone ed ho caricato al suo interno le 3 bombole e lì ho effettuato i collegamenti. A quel punto ho trasportato il bidone munito di ruote percorrendo il marciapiedi di via Togliatti per poi svoltare verso la scuola". Un piano congegnato, che mal si accosta con l'ammissione iniziale di aver scelto il luogo senza un perché. La bomba - Poi, la spiegazione di come ha costruito l'ordigno, utilizzando tre bombole di gas vuote: "In ogni singola bombola ho messo circa 10 chili di polvere pirica, comprata in più occasioni da vari rivenditori della provincia di Lecce. Per l'innesco ho utilizzato una centralina collegata ad una batteria, che ho acquistato dalla ditta Greco sulla via per Nardò. La batteria a sua volta era collegata con tre coppie di fili elettrici avvolti intorno alla resistenza di 3 lampadine da 12 volt a cui avevo rimosso il vetro di copertura e che poi avevo inserito all'interno di ognuna delle 3 bombole. Una volta dato l'impulso con il telecomando, la centralina riceve il segnale e lo trasmette alla batteria, la quale dà l'impulso elettrico ai fili che incendiano la resistenza che a sua volta dà l'innesco alla polvere pirica. La mattina dopo sono tornato davanti alla scuola con la mia Hyundai Sonica e ho parcheggiato nei pressi. A piedi ho fatto un primo passaggio davanti al chiosco e verso le 8 meno 20 ho premuto il telecomando". Ed è morta Melissa Bassi.  

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