Vittorio Feltri: "Non piove più ma il governo è ancora ladro"
Noi italiani abbiamo inventato una frase divenuta addirittura celebre: "Piove governo ladro". Per dire che è sempre colpa di chi comanda e mai di chi disobbedisce. Ci siamo rivoltati con asprezza contro chiunque abbia preso in mano, più o meno meritatamente, le redini del Paese.
Ricordo Fernando Tambroni, mandato a casa a calci nel deretano, mi pare negli anni Sessanta. La gente, ovviamente di sinistra, scese in piazza per defenestrarlo e ci riuscì benissimo, usando la leva già allora potentissima dell' antifascismo. Cito alla rinfusa altri primi ministri vituperati: Spadolini, Segni, Scelba, Rumor, Pella, Moro, Leone, Goria, Prodi, Berlusconi, Forlani, Letta, Gentiloni, Renzi, De Gasperi, De Mita, D' Alema, Dini, Craxi, Ciampi, Colombo, Cossiga, Amato, Andreotti. Non li ho elencati in ordine di "apparizione", ma seguendo la mia memoria. Invito i lettori a essere sinceri: a quale di questi presidenti del Consiglio non hanno riservato qualche insulto, definendolo come minimo un mascalzone odiatore del popolo?
"Lui non lascia nulla al caso ma tutto al casino". Feltri, altra stoccata a Conte
Certamente, col passare degli anni, qualunque cittadino attenua i propri sentimenti negativi, che in qualche caso si trasformano in positivi. Eppure la realtà è che se piove il governo è immancabilmente ladro. Questo modo di pensare fa parte del nostro bagaglio che non oso definire culturale. Semplicemente tutti noi soffriamo di un complesso, quello del suddito, che ci portiamo addosso e dentro dai secoli cosiddetti bui. Siamo sempre livorosi nei confronti di chi sta al vertice, spesso menando il can per l' aia causa incapacità o insipienza. Senza dubbio la qualità dei vari premier a volte è stata decente, però non siamo stati e non siamo in grado di riconoscerlo.
Oggi a Palazzo Chigi abita Giuseppe Conte, il quale non mi appare migliore dei predecessori tanto è vero che lo critichiamo a più non posso. Tuttavia desideriamo concedergli un' attenuante.
Assumendo la carica di capo dell' esecutivo, pur non avendo una preparazione politica (tutti ignoravamo chi fosse e da dove venisse), egli si è trovato di fronte a un bordello totale in cui nessuno, tantomeno lui, sarebbe riuscito a districarsi. Un debito pubblico storico, tra i più alti nel mondo, una notevole evasione fiscale, una sostanziale stagnazione economica, i grillini in Parlamento al 33 per cento, garanzia di instabilità perenne e di pressappochismo devastante, l' inimicizia della Ue nei confronti di Roma. A tutto questo ultimamente si è aggiunta la tempesta del Coronavirus. Non vi è cristiano che avrebbe retto alla descritta situazione, egli invece è ancora lì al suo posto.
Resiste, sebbene stia inanellando una serie di puttanate spaventose, a cominciare dai chilometrici editti leggendo i quali ci si perde, viene l' emicrania e serve ingerire urgentemente un Moment.
Perché Conte non ce la fa a rinunciare a un incarico più grande di lui? Elementare: non capisce un cazzo, come tutti quelli che in passato hanno occupato la sua poltrona.