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Giuseppe Conte e la polemica con la Cei, Antonio Socci: "Ora la resa si avvicina"

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Antonio Socci
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Sta naufragando rovinosamente il sogno di Giuseppe Conte e dei suoi strateghi: usare l' emergenza Covid-19 per dare, allo sconosciuto avvocato foggiano, un' aura da statista attorno alla quale costruire un nuovo partito di centrosinista e (pseudo)cattolico. Anzitutto perché da domenica sera è cambiata l' atmosfera: dilagano il malcontento e la rabbia. Si assiste a una sollevazione generale per l' incompetenza del governo che non ha visione, non ha un piano e, invece di varare la Fase 2, sprofonda nelle sabbie mobili di norme assurde. I danni economici e sociali sono giganteschi e ogni giorno si aggravano.
Ma, in secondo luogo, perché Conte, con il pesante schiaffo dato ai cattolici (ancora niente messe, ma solo funerali e con meno di 15 persone, possibilmente all' aperto), è riuscito a inimicarsi perfino l' unico vero sponsor di cui aveva l' appoggio: la gerarchia cattolica e vaticana (da non confondere col popolo cattolico che vota come vuole e - com' è noto - all' opposto di Bergoglio e della Cei). Eppure da sempre la Cei - su ordine del papa argentino, mosso dalla precisa intenzione di attaccare la Lega di Salvini - era stata più che collaborativa: servile.

 

 


Tale era la sottomissione al governo che i vescovi - all' inizio dell' emergenza Covid - in Lombardia non hanno esitato a buttar fuori il popolo cristiano dalle chiese, spazzando via messe e sacramenti, mentre ancora erano aperti bar e ristoranti (il successo di Conte per loro "val bene una messa"). Dio, nel dramma dell' epidemia, veniva dichiarato inutile: "obbedite al governo", ha ripetuto Bergoglio. Più realisti del re, non si sono limitati a indicare lo stato di necessità, ma hanno perfino teorizzato (assurdamente) che messe e sacramenti non erano necessari perché bastava pregare da soli in casa. Guadagnandosi così lo sdegno dei fedeli i quali hanno tratto la conclusione che allora nemmeno preti e vescovi erano necessari (tanto meno l' otto per mille). Con questo servilismo governativo i vescovi non si sono nemmeno resi conto della loro plateale contraddizione, perché - mentre sospendevano le messe per evitare assembramenti - tenevano aperte le frequentatissime mense della Caritas al fine di collaborare col governo nel nutrire chi era senza pasto (prima i migranti). I fedeli hanno capito quindi la malafede. La Cei si è trasformato in una sorta di ufficio statale alla maniera cinese (come piace a Bergoglio) e ha accettato che la Messa venisse parificata alle attività ludico-ricreative non essenziali (perciò sospese) come la sagra della bistecca.


Non solo. Quando Matteo Salvini, nella settimana santa, si è sommessamente associato alla proposta di Davide Rondoni, per far celebrare le messe almeno a Pasqua, sono stati proprio i vescovi e i media clericali a "linciarlo". Tuttavia nel giro di pochi giorni il malcontento e le proteste dei fedeli e dei parroci sono assai cresciuti, anche per diversi inauditi episodi di incursione nelle chiese delle forze dell' ordine durante celebrazioni liturgiche. Inoltre la sospensione delle attività delle parrocchie rappresenta per la Chiesa un grosso danno economico e ai soldi i vescovi sono alquanto devoti.
Così la Cei, in vista della fase 2 che doveva essere varata domenica sera, ha chiesto a Conte di tornare a celebrare le messe, ovviamente con le dovute misure sanitarie. Si aspettava la sua gratitudine e il suo "sì".


Invece è arrivato "un duro schiaffone condito da una sottile presa in giro", come ha scritto un analista cattolico di idee moderate, Riccardo Cascioli, che ha aggiunto: «La Cei raccoglie quello che ha seminato. Da servi si sono comportati, da servi vengono ora trattati». Allora la Cei ha scoperto d' improvviso che il governo sta attaccando "la libertà di culto". E ieri dappertutto si sono sentiti i vescovi protestare e strepitare. Ma can che abbaia non morde. I vescovi se volessero potrebbero riaprire subito le chiese al culto perché il governo, in realtà, non ha nessun potere di vietarlo, secondo la Costituzione.
Però non ne hanno il coraggio perché sanno che Bergoglio appoggiava il progetto politico di Conte (lo ha perfino ricevuto con tutti gli onori proprio nei giorni della chiusura totale delle chiese al popolo). Ma ora che farà il politico argentino vestito di bianco? La resa del Conte si avvicina.

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