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Vittorio Feltri e il regalo di Conte a Benetton: "Al governo il nostro profondo disprezzo"

Vittorio Feltri
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 I ponti cadono in tutto il mondo e non solo in Italia. Ma se ne casca uno da noi perché nato male e mai giovatosi di una manutenzione seria esplodono polemiche interminabili. Quello crollato a Genova ha mandato in crisi l'intero sistema autostradale nostrano. Sono finiti sotto accusa i Benetton, a cui lo Stato aveva ceduto ogni arteria a una cifra di favore. Lo Stato di conseguenza rinunciò a gestirla. E perfino a controllarne la sicurezza e l'efficienza. Per quale ragione esso se ne infischiò del corretto funzionamento della rete viaria? Nessuno si è mai posto questa domanda, figuriamoci se la pubblica amministrazione si è preoccupata di fornire una risposta. Poi frana il Morandi, crepa un sacco di gente e soltanto a questo punto cominciano gli interrogativi e le liti. Il governo che non governa, dato che è imbottito di grillini ignoranti, semplifica e se la prende con i gestori, cioè i Benetton, benché siano innocenti avendo acquistato una passerella in piedi per scommessa tant' è che è venuta giù quale pera matura. Ovvio che i citati Benetton avrebbero dovuto verificare la tenuta del manufatto, tuttavia se ciò non è stato eseguito da loro non è stato compiuto neppure dallo Stato, e questo è grave. Quantomeno siamo di fronte a una corresponsabilità.


 

 

Oggi apprendiamo che la società Autostrade è tornata sotto l'ègida (non l'Egìdia, come dice il presidente della Camera, Roberto Fico) di Roma, grazie all'intervento della Cassa depositi e prestiti, la quale dovrà sganciare fior di miliardi agli industriali veneti. Un suicidio. Siamo passati dall'esigenza di privatizzare a quella di statalizzare. Anziché andare avanti ingraniamo la retromarcia con somma soddisfazione dei partiti di sinistra, specialisti nell'incrementare il debito a carico dei cittadini. In compenso, il riccioluto proprietario della nota azienda di maglieria e roba simile registra uno straordinario introito di denaro che gli consentirà di diventare ancora più ricco. Ci complimentiamo con lui per la brillante operazione i cui oneri saranno a nostro carico. All'esecutivo non possiamo fare altro che manifestare il nostro più sincero disprezzo.

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