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Roberto Speranza, un ministro che ci tratta da sudditi e minaccia chi dissente: roba da sudamerica

Iuri Maria Prado
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«C'è un limite anche alla mia mitezza» ha dichiarato l'altro giorno il ministro della Delazione, Roberto Speranza. Gli andavano di traverso le lamentele di alcune regioni, sottoposte alle ultime misure emergenziali. Ma se questo signorino avesse una vaga idea di come si sta in democrazia abbasserebbe le penne anziché darsela da guappo in quel modo. Che significa, infatti, che c'è un limite alla sua mitezza? Se il limite è superato che cosa fa, manda i carabinieri ad arrestare i governatori insubordinati? Gli hanno attribuito in modo illegale poteri illegali e a una buona quota della vita civile ed economica del Paese è ora rimessa al capriccio di sua eccellenza Roberto Speranza, che si coordina in modo notoriamente trasparentissimo con il Comitato tecnico scientifico (quello dei verbali secretati) e con roba costituzionalissima come la "cabina di regia" inventata con una scartoffia primaverile di questo luogotenente del modello italiano.

Questo scempio l'abbiamo rilevato in quattro gatti (anzi due), e non fa specie a nessuno che i diritti elementari dei cittadini e le articolazioni dello Stato siano rimessi ai pieni poteri di un giovanotto che non solo non prova imbarazzo per quella dotazione sudamericana, ma la impugna minaccioso intimando ai sudditi di stare buoni perché la sua pazienza ha un limite. Queste uscite, ben anticipate dagli editti di Raitre sul dovere dei cittadini di denunciare i vicini di casa responsabili di cena illecita, sono armoniche e prevedibili presso lo schieramento postcomunista, neofita in democrazia, alleatosi per il bene della Patria con il potere neofascista dei 5Stelle: ma se in questo Paese ci fosse un residuo di osservazione civile quella prepotente disinvoltura almeno sarebbe denunciata anziché finire nel mucchio degli spropositi incensurati di questi macellai istituzionali.

E invece che cosa succede se l'ultimo Dpcm affida a un'ordinanza del ministro il potere di fare il bello e il cattivo tempo sulla vita di una nazione? Non succede niente, tutti muti. E non succede niente se il caudillo di Potenza si lascia andare a quella dichiarazione gaglioffa che minaccia l'abbandono della consueta mitezza se qualcuno tira troppo la corda, come lo sgherro che reclama la decima vantando equanimità perché non taglia la faccia al renitente. A questi, per usare la dicitura dell'avvocato del popolo, certe indicibili enormità «sgorgano naturali», e appunto ci sta che la loro azione sia contrassegnata da questi modi insultanti: ma che passino inosservati e non suscitino la comune riprovazione è il segno bruttissimo del nostro declino civile. 

 

 

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