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Non è l'Arena, Pietro Senaldi asfalta Asia Argento: "Stupro all'intelligenza". Rissa e minacce col tacco, "ecco perché devi tacere"

Pietro Senaldi
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Domenica sera sono andato ospite a "Non è l'Arena", la trasmissione condotta su La7 da Massimo Giletti, per illustrare la posizione di Libero in merito alla vicenda di Alberto Genovese e delle giovanissime ragazze che lui invitava ai suoi festini, dove sui vassoi al posto delle tartine c'era cocaina. L'ho fatto perché era necessario un chiarimento dopo le strumentalizzazioni e gli attacchi a vanvera portati al nostro giornale. Alcune ospiti dell'imprenditore infatti lo hanno poi denunciato per stupro e noi siamo finiti alla gogna per aver scritto che la droga aveva avuto un ruolo da protagonista nelle violenze e che qualsiasi persona, donna o uomo che sia, se assume stupefacenti e poi si chiude in camera con qualcuno strafatto, rischia la malaparata. Tanto è bastato per rimproverarci di solidarizzare con lo stupratore e colpevolizzare le vittime.

 

 

Nulla di più falso. In studio c'erano due ragazze che sostengono di essersi drogate e di essere state abusate da Genovese ma di volergli ancora bene, sulle quali non voglio infierire; basta quanto hanno detto. C'era anche Asia Argento, l'attrice che ha denunciato il produttore americano Weinstein per averla stuprata e che tempo dopo è stata a sua volta accusata da un collega ragazzino di avergli fatto violenza. La signora ha il merito di aver fatto saltare il tappo di omertà sugli abusi sessuali che erano prassi abituale nello star-system americano. Ciononostante, non è la miglior portabandiera della battaglia contro la violenza delle donne. Vale come testimone della sua esperienza drammatica, ed è molto, ma non è in grado, o in condizioni, di fungere da spirito guida, tantomeno di dare buoni consigli. L'ho capito quando ha messo in sequenza i seguenti concetti: «Basta dire che gli stupefacenti c'entrano con gli stupri, tutti i giovani si drogano»; «lo stupro mi ha arricchita»; «le ragazze hanno diritto di divertirsi come pare a loro».

 

 

Sono tre comandamenti che spingono le giovani nei letti di quelli come Genovese, anziché salvarle. Difendere il diritto a farsi e dire che la cocaina non c'entra nulla con la vicenda è uno stupro all'intelligenza. È scontato che il criminale è chi violenta e che le donne abbiano il diritto di rifiutarsi anche una volta entrate spontaneamente in camera da letto. Ripetere ossessivamente questo però non le mette al sicuro dai pericoli che inevitabilmente ci sono. Sostenere, come ho fatto io, che bisogna stare attenti a chi si frequenta e che chi va a un droga party scommette sulla propria incolumità, non significa essere moralisti né mettersi su un piedistallo per giudicare. Mettere in guardia le donne non vuol dire colpevolizzarle se finiscono stuprate bensì responsabilizzarle perché i casi di violenza si riducano il più possibile. Quando ho sostenuto queste cose in tv, la Argento ha urlato, mi ha insultato, si è tolta la scarpa e ha minacciato di infilarmi il tacco in bocca. Uno sconvolgente esempio di come anche una signora può essere violenta. L'avessi fatto io La giusta battaglia contro gli abusi di certi uomini ha trasceso. Per tutelare le donne si è cancellata la loro capacità di autodeterminazione e si è azzerato ogni pensiero che vada oltre il paradigma del maschio predatore. Avanti così, non ci saranno meno stupri ma solo più persone che si arricchiranno con gli stupri, per dirla con la Argento.

 

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