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Silvio Berlusconi, "quando disse no": Amadeo Laboccetta, in un libro tutta la verità sul golpe giudiziario

Amedeo Laboccetta
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Un giorno di qualche anno fa, l'allora direttore del Tempo, Gianmarco Chiocci, mi fece intervistare per farmi raccontare quel mare di vicende opache che avevano visti protagonisti l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il vero autore del colpo di Stato contro Berlusconi, ed il ruolo del suo killer, Gianfranco Fini. Quell'intervista colpì molto il Cavaliere, tant' è che ricevetti nei giorni successivi una sua cordialissima telefonata. Mi invitò a raggiungerlo a Palazzo Grazioli, dove ci intrattenemmo per oltre tre ore.

Fu in quella occasione che mi invitò a scrivere un libro per raccontare tutta la verità su quel che avevo visto e sentito in quei tormentati anni che portarono al colpo di Stato in Italia. Ero titubante. Non ero uno scrittore. Ma lui insistette vigorosamente. Telefonò durante un successivo incontro a sua figlia Marina, per chiedere una edizione speciale della Mondadori. Mi lasciai convincere. Cominciai a scrivere. Incontrai ex colleghi e tanti amici che avevano con me condiviso quei complessi momenti. Raccolsi prove inconfutabili e precise testimonianze. Fu un lavoro massacrante. Ma lo svolsi con puntualità e precisione. Direi un lavoro scientifico. Quando il libro era giunto quasi alla conclusione Berlusconi volle onorarlo con una sua bellissima prefazione. Che conservo gelosamente. Ricordo che volevo intitolare il mio libro "Intrigo a Palazzo". Ma il Cavaliere preferiva "Una storia Italiana". Vinse lui. Oramai era fatta.

 

 

 

 

 

 

 

Il decollo era vicino. Me lo comunicò un entusiasta Cavaliere, sempre nel suo studio di Grazioli, davanti ad un fantastico gelato artigianale. Berlusconi ne è ghiotto. Ricordo che giunsero per salutarlo in quel che per me era uno storico giorno, Fedele Confalonieri, Niccolò Ghedini ed il mio amico Maurizio Gasparri, che da me era stato sempre informato, insieme al compianto Matteoli, su tutti i passaggi di quel mio nuovo impegno. Eravamo nel luglio del 2014. Ma il mio entusiasmo era destinato a durare poco. Dopo circa un mese, Berlusconi mi pregò di raggiungerlo urgentemente a Roma. Mi disse con tono cupo che lui era seriamente preoccupato per me. Che quel libro coraggioso poteva espormi ad enormi rischi, e mi chiedeva di riporlo in un cassetto.

Ovviamente la presi molto male. Provai al tempo stesso rabbia e delusione. Ma lui fu fermo anche se lo fece con garbo e stile. Per me non era stato facile raccontare una valanga di episodi, ricostruire giorno dopo giorno quei terribili momenti. Compresa la famosa, agghiacciante telefonata, ascoltata in viva voce, tra Fini e Napolitano. Avevo scritto quel libro non solo per far conoscere la verità rispetto al golpe che ha cambiato la storia della nostra nazione, ma anche per liberarmi di un peso che non potevo più tenermi dentro.

 

 

Quel libro non è stato mai smentito. Nessuno mai mi ha querelato. Ma non è stato mai pubblicato dalla Mondadori. Me ne tornai a Napoli con un profondo magone. Chiesi consiglio a molti. Tutti mi invitarono a lanciare il cuore oltre l'ostacolo. A provare con un'altra casa editrice. Portai in visione il libro a Marcello Veneziani nella sua magica casetta di Talamone. Il mio fraterno amico me lo restituì dopo solo 24 ore con una stupenda prefazione. La piccola ma combattiva Controcorrente del compianto Pietro Golia cominciò a studiare il libro. Nel dicembre 2015 con il titolo "Almirante Berlusconi Fini Tremonti Napolitano", e con sotto titolo "La vita è un incontro", andammo in stampa.

La mia creatura fu presentata pochi giorni prima di quel Natale 2015 nei saloni dell'hotel Parker di Napoli, con Golia e Veneziani. Fu una serata magica. Le prime mille copie presero il volo. Il primo quotidiano che dette notizia del mio libro fu Libero con un pezzo che partiva dalla prima pagina a firma di Pierangelo Maurizio. Poi a seguire arrivarono il Tempo, il Giornale, il Mattino, il Roma... I giornaloni nazionali se ne guardarono bene dall'affrontare il tema.E le tv, salvo alcune, non furono da meno. All'epoca Giorgio Napolitano era ancora nel pieno della sua potenza. Tanto che fu riconfermato Presidente. Meglio non rischiare.

Dopo quella serata a Napoli ricevetti telefonate da amici da tutta Italia per organizzare altre presentazioni. Da Berlusconi il più assoluto silenzio. Ma dopo pochi mesi si fece risentire. Nei primi di giugno del 2016 venne a Napoli per una manifestazione al Teatro Politeama. I suoi referenti mi chiesero di esser presente in sala. Il Cavaliere esordì con un ringraziamento nei miei confronti. Mi ringraziò pubblicamente per il mio coraggio e per aver voluto portare avanti una grande battaglia per la verità. Il giorno dopo ripeté la scena in un comizio ad Aversa. Nei giorni a seguire, ospite da Barbara D'urso, tornò sul mio libro. Lo fece anche a Porta a Porta. Ma il destino cinico era in agguato. Dopo qualche settimana da quella sua missione partenopea, il Cavalier Berlusconi fu colpito da gravissimi problemi al cuore. A questo punto penso proprio che dovrò scriverne un altro.

 

 

 

 

 

 

 

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