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Immigrazione off-limits: occhio, con la pandemia non c'è lavoro nemmeno per gli italiani

Giancarlo Mazzuca
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O adesso o mai più. Nelle prossime settimane l'Europa sarà messa definitivamente alla prova: se ci sei batti un colpo. Perché l'emergenza-immigrazione, dopo un periodo di relativa calma, sta ora raggiungendo livelli molto alti con i continui sbarchi a Lampedusa e dintorni. E noi siamo soli, sempre più soli. Ma stavolta c'è un aggravante che va al di là degli sbarchi di quelli che chiamavamo i "vù cumprà": oggi i migranti, per via della disoccupazione post-Covid, siamo anche noi e dobbiamo quindi dare priorità assoluta ai nostri problemi interni. I numeri parlano chiaro: se nel 2020 la pandemia ha creato qualcosa come due milioni di disoccupati in più, anche quest' anno, pur sperando in una prossima ripresa, non ci sarà una vera inversione di tendenza sul fronte occupazionale. Con tutta la buona volontà, quindi, il Belpaese non è assolutamente in grado di accogliere lavoratori extra: gli approdi sono "off-limits" per causa di forza maggiore.

 

 

APPESI ALLE ONG - Abbiamo sempre parlato di emergenza-immigrati, ma oggi, in questa situazione, come dovremmo definirla? Eppure in tanti sembrano far finta di nulla: in Italia non abbiamo più, come ministro dell'Interno, un Salvini che faccia la voce grossa e che, per farla, finisca anche in tribunale. Abbiamo, in compenso, una Lamorgese che, per fermare l'ondata di immigrati, chiede consiglio alle Ong e bussa alla porta della Tunisia. Ma a Bruxelles siamo messi anche peggio con gli eurocrati che continuano tranquillamente a lavarsene le mani come se nulla fosse. Se Malta ha cercato di mettere il semaforo rosso, dirottando i barconi verso lidi italiani, le nostre frontiere restano aperte nel disinteresse totale dei "partner" comunitari.

 

 

IL RICATTO DEL RECOVERY - Proprio alla Valletta, nel settembre del 2019, avevamo raggiunto un accordo con Francia e Germania (e persino con la Finlandia) che prevedeva il ricollocamento in altri Paesi europei dei migranti sbarcati sulle coste maltesi e sulle nostre, ma quell'intesa è restata lettera morta. Tutto come prima, anzi molto peggio perché, nel frattempo, abbiamo avuto il terremoto pandemico. L'aspetto paradossale della vicenda è che adesso non protestiamo neppure più di tanto con i piani alti della Comunità per una ragione molto semplice: siamo condizionati dal fatto che Bruxelles, con i finanziamenti del Recovery Plan, ha finito per darci più quattrini degli altri. A far la voce troppa grossa verremmo considerati come i soliti ingrati e anche un europeo-doc come Draghi ci andrebbe di mezzo. Ma, a questo punto, non possiamo più stare zitti. In fin dei conti, anche un europeista convinto come Guido Carli , dopo i vincoli addossati all'Italia con l'accordo di Maastricht, sentenziò: «Accetto la corda al collo, ma tengo la mano ben stretta sul collo». Oggi, sul collo, meglio tenerle tutte e due.

 

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