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Enrico Letta, la profezia di Roberto Formgoni: se perde a Siena, per il centrosinistra sono guai

Roberto Formigoni
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Il 3 agosto è iniziato il semestre bianco, cioè il periodo nel quale il Presidente della Repubblica non può più sciogliere le Camere e mandare gli italiani al voto, qualunque crisi accada. E allora? Ci sono due scuole di pensiero su quello che potrebbe succedere. La prima ipotizza che i partiti aumenteranno la loro conflittualità, le richieste inaccettabili per gli alleati, insomma che si rimpiangerà il fatto di non poter indire le elezioni. 

 

Non appartengo a questa scuola per diversi motivi, il primo è che abbiamo un Presidente del Consiglio che ha largamente dimostrato di saper ascoltare tutti e poi di imporre la sua decisione, che in genere è la più saggia. Questo permette ad ogni partito di sventolare le proprie bandiere, di far capire agli elettori cosa accadrebbe se fosse lui ad avere in mano il boccino, e poi di ripiegare sulla decisione di Draghi "perché in questo momento non si può sfiduciarlo", e perchè il suo consenso aumenta di giorno in giorno. 

 

Tutto ciò non vuol dire che la politica e i relativi conflitti andranno in letargo, al contrario. Da qui a febbraio motivi di contrasto ce ne sono e saranno parecchi, anche di peso. Anzitutto proseguirà il confronto sul modo per combattere una pandemia che non è affatto vinta, anzi torna all'attacco con le sue varianti. Poi esploderà la campagna elettorale, che ora è solo in sordina, per rinnovare il 3 e 4 ottobre le amministrazioni delle più importanti città italiane, da Roma a Milano, Torino, Bologna e Napoli, dove si gioca una bella fetta di potere e si testano le ambizioni dei diversi partiti. E c'è la candidatura di Letta a Siena che, se fallisse, provocherebbe un vero cataclisma nel Pd e nell'intero centrosinistra. 

Nel centrodestra le acque saranno agitate dall'ipotesi di partito unicoo federazione tra Lega e Forza Italia. In autunno sono in cantiere la legge di bilancio e soprattutto la riforma fiscale, tema su cui le distanze sono tradizionalmente abissali, e questa volta ancor di più. Ultimo ma non ultimo c'è anche il tema della legge elettorale, e delle soglie di sbarramento, questa volta reso ancor più ostico dal drastico taglio dei parlamentari, da 945 a 600. E per finire si dovrà anche ragionare sul nuovo Presidente della Repubblica da eleggere a febbraio. 

Su questo punto vi lascio con una riflessione che ho già fatto, e di cui sono sempre più convinto. Abbiamo un Presidente della Repubblica che al termine del mandato ha il più alto consenso di tutti i suoi predecessori, il 63%: perchè non chiedergli di accettare una rielezione a termine, come fu per Napolitano nel 2013? Questo permetterebbe a Draghi di portare avanti il suo compito, e tra un paio d'anni prenderne il posto. Buona estate!

 

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