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Luca Morisi, quando le bestie di sinistra azzannano Matteo Salvini

Lorenzo Mottola
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Ci sono bestie destinate alla notorietà e bestie costrette a rimanere nell'ombra. La bestia di Luca Morisi sicuramente passerà alla storia, visto che viene sostanzialmente accusata di aver inventato l'insulto sui social e in generale l'odio in politica. La tesi è più o meno questa: prima che l'ufficio stampa della Lega si strutturasse sul web, gli italiani convivevano in piena armonia. Dopo è stato il caos. Eppure qualcosa, nel Paese doveil "vaffa" può farti arrivare al governo, lascia supporre che le cose non stiano proprio così. Matteo Salvini ieri ha provato a dimostrarlo con una domanda: «Sapete quante minacce di morte ricevo io quotidianamente?». Sì, ci sono bestie vere che ogni giorno scrivono sui social minacce al leader della Lega e alla sua famiglia. «Sparate a Salvini», «Lo squarterei vivo», «la mia pistola è pronta». Eppure, sembra suggerire il leghista, nessuno accusa Enrico Letta o Giuseppe Contedi essere i mandanti moralidi questi fanatici.

 

 

 

 

 

 

 

I social traboccano di post anonimi, ma tanti pazzi arrivano anche a metterci la faccia e a firmare tutto. Tanto non si rischia granché. È il caso di un ragazzo toscano che sul web qualche settimana fa ha scritto: «A Salvini gli devono piazzare una bomba che gli fa saltare in aria la casa, con i figli e quella t*** che ha al fianco. Così magari si cuce la bocca su certe tematiche, questo fascista di m****». Come è finita? In nulla, Salvini ha denunciato ma a fine agosto il pm ha chiesto l'archiviazione per l'autore di questo post. E non si tratta di un caso isolato. Lo dimostra un episodio di qualche tempo fa. Il leader leghista aveva pubblicato una foto della figlia chiedendo ai suoi fan: «Quanto è bella la mia principessa?». La civile replica di un suo avversario era stata: «Le faccio schizzare il cervello», «spero che un giorno crepi». Dopo mesi il profilo Instagram dell'autore di questi pensierini era ancora tranquillamente attivo. Certo, internet è una Cambogia, non si riesce a porre un freno a quello che viene scritto o detto. Va detto, però, che spesso le minacce a Salvini sono comparse anche sui canali ufficiali dei partiti avversari della Lega. È il caso di quel signore dei Cinquestelle che tempo fa aveva proposto di risolvere «il problema del cazzaro verde (che sarebbe il modo in cui Andrea Scanzi ha ribattezzato Matteo Salvini, ndr) con una pallottola al centro della fronte e passa tutto». Per non parlare della consigliera M5S che voleva «Salvini a testa in giù».

 

 

 

 

 

 

 

Il riferimento a piazzale Loreto è un classico delle scritte contro la Lega. Come il fotomontaggio di Salvini imbavagliato di fronte alla bandiera delle Brigate Rosse alla Aldo Moro. Matteo ha ricevuto buste con proiettili e s' è visto arrivare lettere di soggetti che pianificavano attentati. Spesso le acque si agitano in vista di un comizio del Carroccio in qualche città. Era capitato ad Eraclea (Venezia), quando il vicesindaco Pd su Facebook aveva detto di voler «far male» al leghista perché stava per passare dalla sua città. Per non parlare di quel che è successo quando, la scorsa primavera, Salvini aveva espresso la sua solidarietà a Israele per il conflitto allora in corso a Gaza. Una pioggia di minacce e insulti a lui e famiglia. Ovviamente senza che nessun politico si scandalizzasse troppo per l'accaduto. Salvini ieri ha detto: «Nei confronti della Lega c'è un trattamento arrogante e supponente». Se sei del Carroccio, in Italia, non trovi un cane che ti difenda. Sei peggio di una bestia.

 

 

 

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