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Quirinale, tutti i super-poteri del presidente: ecco perché il Pd non molla l'osso

Iuri Maria Prado
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Il Quirinale non è attraente solo perché visi esercita il notevole potere scritto in Costituzione, ma anche - anzi soprattutto- perché la presidenza della Repubblica è ormai da decenni la sede in cui si sbriga una gran quantità di pratiche clandestine per il governo sostanziale del Paese nel segno ipocrita della cosiddetta moral suasion. 

 

I presidenti che si sono avvicendati lassù hanno fatto uso in misura diversa e più o meno smaccata di quelle prerogative di obliqua ufficiosità, ma tutti si sono attenuti a un regime di sostanziale noncuranza del recinto costituzionale, sconfinando più o meno profondamente nell'area grigia delle architetture conciliabolari e dei palinsesti indicibili, la specie di software pirata che fa girare gli ingranaggi della "costituzione materiale" che fa e disfa i governi, impasta e sfalda le maggioranze, incorona e destituisce i pretendenti al comando ministeriale. 

 

La parte politica presso cui quest'altro tipo di potere svolge l'attrazione più potente è quella rappresentata dalla schiatta postcomunista e dal residuo democristiano che ne è satellite e sodale, e non per caso ma perché questa perversione del sistema rappresentativo è perfettamente connaturata in quella tradizione di scarsa dimestichezza con la regola democratica fondamentale: l'assegnazione del potere a condizione che esso sia esercitato in regime di responsabilità ed entro limiti pubblicamente riconoscibili. Il Quirinale, per quell'impostazione, è la continuazione della politica con altri mezzi.

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