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Mario Draghi, Vittorio Feltri: "Non ne uscirà vivo". Maxi-tassa sulla casa, la fine del premier?

Vittorio Feltri
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Ci mancava solo il Catasto da aggiornare, che da noi in effetti è vecchio come il cucco. Draghi si è impegnato con l'Europa a regolarizzare il valore degli immobili, per fare cassa, e a questo punto si scatenerà una guerra nazionale, ovviamente politica, che nei risultati pratici assomiglierà a quella dell'Ucraina, si fa per dire. Infatti è vero che le tasse sulle case di proprietà in Italia sono inferiori, per esempio, a quelle applicate sugli immobili francesi. Ma c'è un dettaglio che penalizza brutalmente la nostra patria. Si chiama tassa di registro, la quale si paga nel momento in cui un cittadino acquista, poniamo, un appartamento che costa - esemplifico - 300 mila euro, prezzo modico in una città come Milano o Roma. 

 

Ebbene quando l'acquirente si reca dal notaio per firmare l'atto, questi deve immediatamente versare il 10 per cento che poi sarà girato all'erario. Si dà il caso che il 10 per cento di 300 mila euro ammonti a 30 mila euro. Una imposta mostruosa da pagarsi al momento della firma posta dal nuovo proprietario. Soldi che si frega lo Stato in anticipo, cioè ancor prima che il novello padrone abbia goduto un sol giorno del suo quartierino. Conviene rammentare che cotanto denaro sia obbligatorio sborsarlo all'istante e nemmeno a rate, il che in effetti rincara automaticamente il prezzo della casa. Ciò non succede in alcun altro Stato europeo, né in Inghilterra né in Francia né altrove. Il che significa che gli italiani sono penalizzati fiscalmente nel momento stesso in cui comprano una dimora, non quando la abitano. Se non si tiene conto di questo particolare, facile dire che nel nostro Paese le imposte sul mattone sono inferiori rispetto ad altre nazioni. 

 

 

È semplicemente falso. Per cui caro Draghi se vuole proprio rincarare le stime catastali, abolisca almeno la tassa di registro iniziale, un deterrente che a molta gente sconsiglia di impossessarsi di un alloggio. Non è finita. Cito una mia personale esperienza grottesca. Io abito in una villetta a Milano, semicentrale. Che è intestata a mia moglie la quale riceve puntualmente dal Municipio l'avviso di sganciare una serie di balzelli, la Tari, la Tasi e l'Imu. Cifre non certo irrisorie che la mia consorte salda puntualmente. Dopo un paio di mesi anche a me arrivano ingiunzioni di pagamento per le stesse imposte benché l'edificio non sia mio. Evidentemente è il Comune ad essere talmente ubriaco da imporre pure alla mia trascurabile persona, che è padrona solo dei suoi pantaloni, le stesse gabelle già incassate dalla mia metà. Ditemi voi se viviamo in un contesto civile o predatorio. 

Dato che sono un consigliere comunale meneghino, vi giuro che alla prossima seduta mi mangio vivo il sindaco e tutta la giunta. Quanto a lei, signor presidente del Consiglio, pensi che il Catasto assomiglia al contrasto da cui lei non uscirà vivo.

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