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Bruno Vespa, il presagio: "Ucraina? No, cosa c'è davvero in gioco". Nella testa di Vladimir Putin...

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"Aiutateci perché i nostri uomini non si arrenderanno mai", è questo il disperato appello della moglie del comandante del reggimento Azov e di altre tre donne, compagne di vita, dei combattenti ucraini bloccati nell'acciaieria di Mariupol. Erano ospiti del salotto di Bruno Vespa che a loro ha dedicato il suo editoriale sul Giorno proponendo una riflessione su quello che realmente è la posta in gioco.

Perché, è vero che l'Ucraina non si arrenderà mai e che a Ramstein quaranta paesi hanno promesso di andare oltre l'aiuto - pure decisivo - per rendere Vladimir Putin inoffensivo, ma non è certo che tutti siano davvero pronti ad accettare senza riserve la strategia di Joe Biden. E questo è un problema. "Il regalo più grosso che l'Occidente possa fare a Putin è dividersi", scrive Vespa sottolineando che "in gioco c'è la democrazia e la libertà di un pezzo d'Europa ben più largo dell'Ucraina". 

 

 

Come ha detto una delle donne dei combattenti di Azov a Porta a Porta non stiamo assistendo dagli spalti a un derby, dobbiamo essere uniti. Cosa che non avviene neanche in Italia. Fa notare Vespa che "noi siamo in una posizione curiosa". E spiega: "Dall'opposizione, una Giorgia Meloni iper atlantica ieri si è detta pronta ad essere la prima a indicare la rotta nell'attuale tempesta. Nella maggior parte, Matteo Salvini è roso dai dubbi sulle conseguenze dell'armi e il vice presidente del M5S Riccardo Ricciardi ha detto a Porta a porta che va bene inviare a carri armati a Kiev, a patto che facciano la guardia alle scuole...".

 

 

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