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Alessandro Sallusti smaschera la sinistra: "Vi dico perché sono finiti in un campo minato"

Enrico Letta

Alessandro Sallusti
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Il “campo largo” immaginato da Enrico Letta per arginare l’avanzata delle destre si è rivelato essere un campo minato - metafora forse inopportuna di questi tempi - sul quale rischiavano di saltare in aria sia il Pd che i Cinque Stelle. Giuseppe Conte non vedeva l’ora di sottrarsi all’abbraccio mortale di Enrico Letta e ha trovato nella guerra l’occasione perfetta. Con il cinismo e l’opportunismo che lo contraddistingue Conte ci ha messo due minuti a rinnegare i suoi due anni da premier durante i quali era stato prono all’America di Trump, all’Europa della Merkel e pure alla Nato al punto da aumentare, e non di poco, le spese militari italiane.

 

 

Era ieri, ma oggi è tutta un’altra storia perché, se vuole sopravvivere dentro il suo partito e sulla ribalta politica, l’avvocato del popolo deve riciclarsi come capopopolo del popolo che odia l’Occidente, che disprezza l’America e che sotto sotto Putin non è poi così male. Non biasimo Conte perché probabilmente quello è il suo vero popolo e non da oggi: lo zoccolo duro dei Cinque Stelle è quella cosa lì, delle ambigue simpatie per regimi comunisti, del reddito di cittadinanza, dell’uno vale uno, dell’anti casta un tanto al chilo che si è fatta più casta della vecchia casta combinando disastri inenarrabili al Paese. Conte ha capito che se vuole rimanere in sella lì deve tornare, altro che inciuci con il Pd, chi se ne importa della coerenza con ciò che è stato e mai più potrà essere: per lui le foto opportunity con i grandi della Terra a cui tanto teneva sono giusto un ricordo da tramandare un giorno ai nipoti perché mai più gliene scatteranno una.

 

 

Capisco Conte, dicevo, ma abbia il coraggio di andare fino in fondo perché la sua ipocrisia sta diventando stucchevole. La smetta di parlare di “armi all’Ucraina sìma solo difensive” perché le armi sono armi e basta; non si copra di ridicolo chiedendo a Draghi di riferire in Parlamento dati sensibili per la sicurezza nazionale, dei nostri militari e delle nostre aziende. E abbia il coraggio di dire chiaramente che l’Italia deve uscire dall’alleanza atlantica costi quel che costi, che l’America può andare a farsi fo**ere, che del destino dell’Ucraina non gliene importa nulla, che Putin non va punito in alcun modo. Ecco, questa sarebbe una cosa davvero grillina, demenziale e pericolosa come tutte le cose grilline ma vera. Dubito che ciò accadrà, come ebbe a dire Beppe Grillo, Conte non ha la stoffa né per fare il premier né il capopopolo.

 

 

 

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