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"Discutere non è vietato, è democrazia": la stoccata contro Mario Draghi

Giuseppe Valditara
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Ho molto rispetto per Mario Draghi, ma una frase non mi è proprio piaciuta: «Hanno provato a farci cadere mille volte». È una frase che evoca complotti. Se questo è il retropensiero è una brutta frase che evoca, questa sì, una mentalità non democratica. Facciamo qualche puntualizzazione. Ricordo che il governo ha veramente rischiato sull'Ilva, quando Pd e M5S hanno votato contro la linea di Draghi ed è stato necessario il voto di Fdi per evitare che l'esecutivo cadesse rovinosamente. Fu proprio una provvisoria maggioranza di centrodestra a tenerlo in piedi. Sarebbe bastato qualche parlamentare assente per motivi di salute, se il centrodestra avesse voluto veramente sbarazzarsi di Draghi, per farlo fuori e dar la colpa alla sinistra. In altre occasioni, è vero, si è sviluppata una dialettica che ha visto protagoniste Lega e Forza Italia.

 

 

 

Ma è forse eversiva questa dialettica? Proviamo a capire su cosa si è sviluppata. In particolare la Lega si è battuta sul catasto, e per impedire conseguenze drammatiche di iniziative di leggi governative ai danni di alcuni lavoratori autonomi. È interessante, checché ne dicano alcuni commentatori un poco disattenti, come la Lega non abbia mai minacciato di votare contro l'esecutivo sul tema della guerra in Ucraina. Cerchiamo allora di capire cosa significassero quelle posizioni di dissenso. Il presidente del consiglio, con l'appoggio convinto di Pd e M5S, ha cercato di far passare nella delega fiscale un adeguamento delle rendite catastali ai valori di mercato delle abitazioni. Una iniziativa che se fosse andata in porto avrebbe comportato un aumento medio annuo della sola Imu di circa 1.400 euro. Una stangata sui proprietari immobiliari, che sono già tartassati (6,1%) rispetto alla media dei Paesi Ocse (5,5%). In questo il governo intendeva adeguarsi ad una raccomandazione della Commissione europea, che chiedeva fra l'altro di reintrodurre l'Imu pure sulla prima casa.

 

 

 

LEGITTIMI LAVORATORI

E veniamo ai tassisti e ai bagnini. Che piaccia o no sono pure loro lavoratori. Un tassista ha investito i risparmi di una vita per comprarsi la licenza, una liberalizzazione selvaggia, che avesse azzerato il valore della sua licenza, sarebbe stato come espropriare di 140.000 euro circa un cittadino italiano. Detto altrimenti: togliere la liquidazione ad un lavoratore. Non molto diverso il discorso per i bagnini. Che le concessioni andassero riviste e i canoni aumentati erano tutti d'accordo. Che da un giorno all'altro migliaia di cittadini perdessero il lavoro di una vita e gli investimenti fatti per consentire a qual che multinazionale tedesca di vincere le gare d'appalto, non avrebbe dovuto lasciare insensibile una forza come il Pd che un tempo aveva il lavoro come stella polare e ora ha invece i consigli del Fondo monetario internazionale. Un gruppo parlamentare in una de mocrazia non è stato nominato, è stato eletto. E gli elettori chiedono una rappresentanza dei loro legittimi interessi. Per questo esistono i Parlamenti, che in Occidente non sono caserme dove si obbedisce, non sono Dume o Congres si nazionali, e nemmeno aule sorde e grigie, ma luoghi dove ci si confronta anche in modo aspro e serrato. Ovvia mente chi intende far parte di una mag gioranza alla fine arriva ad un compro messo. Compito di un premier saggio è quello di considerare attentamente le diverse sensibilità in gioco e di individuare intelligenti mediazioni che le ri spettino. Questo è il sale della democrazia. Non vorremmo che l'epoca della pandemia stia abituando molti a logiche di tipo autocratico che hanno ben poco a vedere con i valori dell'Occidente. 

 

 

 

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