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Corrado Formigli, Alessandro Sallusti: vilipendio di cadavere, uno squallido tentativo

Alessandro Sallusti
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Povero Alika, prima è stato ucciso a botte da un italiano poi il suo cadavere ancora caldo è stato oltraggiato dalla sinistra, che lo ha sequestrato ed esibito come un trofeo di guerra al mondo intero. Ecco, vedete cosa succede - è il senso del coro progressista diretto per l’occasione da un maestro di eccezione, Corrado Formigli - se Giorgia Meloni andrà al potere. E già, ovvio, se il Centrodestra vincerà le elezioni per i nigeriani non ci sarà scampo, sarà caccia all’uomo ovunque e le città intitoleranno una piazza a Filippo Ferlazzo, gigante buono ingiustamente arrestato dagli sbirri di Mario Draghi per aver fatto il suo dovere di buon cittadino: ammazzare a pugni e calci il primo nero che ti viene a tiro.

 

Corrado Formigli si chiede: cosa hanno da dire adesso la Meloni e Salvini? Raramente ho ascoltato domanda più stupida e traboccante di odio. Cosa vuoi che pensino Salvini e Meloni quando un uomo, bianco o nero che sia, viene ucciso da un altro uomo, bianco o nero che sia? Perché accade spesso anche l’inverso, cioè che immigrati di colore si uccidano tra di loro o uccidano e stuprino bianchi e bianche indigeni con la stessa feroce violenza messa in campo da quel delinquente del Ferlazzo. Pensano, conoscendoli mi arrogo il diritto di svelarvelo, che un uomo non deve uccidere e che se lo fa deve passare il resto dei suoi giorni in galera, indipendentemente da quale sia il suo orientamento politico, il colore della sua pelle e il suo status civile.

 

E pensano anche, offro gratis a Formigli un altro scoop, che non è bello che dei cittadini, come è successo in questo caso, assistano immobili a un omicidio come se fossero al cinema, ma che nessuno, neppure il Pd, può dare il coraggio a chi non c’è l’ha, ammesso e non concesso che mettersi in mezzo a mani nude tra due bestioni, di cui uno impazzito, che si menano a bastonate fosse la cosa più intelligente da fare in quel momento.

Questo vilipendio di cadavere è un sacrificio pagano della sinistra sull’altare della campagna elettorale, uno squallido tentativo di ingraziarsi gli dèi in vista del 25 settembre, giorno del giudizio, se non universale certamente, almeno per Enrico Letta, tombale.

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