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Pomigliano, il giudice a Marchionne: "La Fiat riassuma gli operai Fiom"

Giulio Bucchi
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  La Fiat dovrà reintegrare i 145 operai iscritti alla Fiom e licenziati dallo stabilimento di Pomigliano d'Arco: a ribadirlo è stata la Corte d'Appello di Roma che ha respinto in quanto inammissibile il ricorso presentato dall'azienda di Sergio Marchionne contro la sentenza di primo grado. "I lavoratori della Fiom devono rientrare a Pomigliano e la discriminazione va sanata - è il commento del segretario nazionale delle tute blu della Cgil Giorgio Ariaudo -. Siamo già in ritardo e se Fiat non li farà rientrare chiederemo l'esecuzione della sentenza".  Il Lingotto: "Mobilità" - Fiat aveva accompagnato il ricorso spiegando che "per i livelli attuali della produzione non era necessaria qualsiasi ulteriore assunzione". Conseguenza inevitabile delle riassunzioni coatte, faceva sapere il Lingotto, sarebbe stato "il contemporaneo ricorso alla cassa integrazione, se non a procedure di mobilità, per un numero corrispondente a quello dei nuovi assunti, inclusi probabilmente alcuni dei 145". Difficile ora capire cosa accadrà: di certo c'è che ancora una volta, come nel caso dell'Ilva a Taranto, le politiche industriali in Italia vengono pesantemente influenzate dalle sentenze dei tribunali.      

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