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L'aumento dell'Iva c'èI prof ci hanno fregato ancoraLa beffa degli sconti Irpef

Colpo di scena nella notte: da luglio sale l'imposta sui consumi, ridotta (di un punto) la tassazione sui redditi minimi

Lucia Esposito
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Ecco servita l'ultima  beffa del governo Monti, l'ultimo capolavoro a base di tasse. Il colpo di scena arriva arriva nel cuore della notte, nel corso della conferenza stampa del governo che ha illustrato nel dettaglio tutte le misure approvate con la legge di stabilità. Ecco l'ultima beffa targata Monti: l'Iva aumenterà di un punto in compenso saranno ridotte di un punto le aliquote Irpref per i redditi più bassi. I prof ci hanno  fregato ancora. Il "contentino" dato agli italiani è la riduzione dell'Irpef sui redditi bassi (dal 23% al 22% per le fasce di reddito più basse e dal 27% al 26% per i redditi dai 15 ai 28mila euro ). Ma non serve essere dei professori plurilaureati per fare due conti e scoprire che il risparmio per la riduzione delle aliquote si traduce in soli 21,5 euro al mese, una cifra più bassa rispetto a quanto sborseremo per l'aumento dell'Iva. Non è possibile fare calcoli precisi perché l'aumento dipende, ovviamente, dal bene che si acquista ma, partendo dai dati Istat sui consumi medi di una famiglia italiana, risulta che il rincaro è pari a 23,1 euro al mese. Quasi due euro in più rispetto al risparmio legato al taglio dell'Irpef . Dal luglio 2013 ci troveremo davanti a un aumento dell'Iva che si tradurrà in un ulteriore aumento dei prezzi. (l'aliquota passerà dall 10 all'11% e dal 21 al 22%)  e avrà inevitabilmente conseguenze sui consumi degli italiani (già fortemente in calo a causa della crisi) e anche sui risparmi. Altro effetto collaterale dell'aumento dell'Iva sarà l'aumento del "nero", il dilagare dell'evasione fiscale che pure il governo Monti intende combattere con ogni mezzo.  La tassa che esce dalla porta entra dalla finestra - Insomma, se da una parte il governo dà lo zuccherino del taglo dell'Irpef, dall'altra ci rifila la mazzata dell'aumento del'Iva. Che è molto più pesante e amara dello zuccherino. Lo scambio fatto dal governo non è nemmeno alla pari. Confesercenti denuncia che "l'aumento delle due aliquote Iva dovrebbe generare un gettito di circa 6,5 miliardi di euro; un dato ben superiore al costo della riduzione delle due aliquote Irpef, che è intorno ai 5 miliardi". "In sostanza se, da un lato, le famiglie potrebbero beneficiare in media di circa 200 euro dal taglio Irpef dall'altro, a parità di consumi, dovranno sborsarne circa 264 in più in virtù dell'aumento Iva". Uno  scambio ineguale che, denuncia Confindustria, si trasformerà in una  perdita per quegli strati sociali più poveri che già ora sono esenti dall'Irpef: "per loro la prospettiva è una sola, ovvero pagare per intero l'aumento dell'Iva" I consumatori e Confesercenti - La decisione di abbassare di (un punto) l'Irpef sui redditi più bassi è solo una foglia di fico perché a fronte di un aumento dei prezzi dei beni, ci sarà un risparmio minimo per gli italiani. L'austerità «non è un circolo vizioso, la disciplina di bilancio paga e conviene perché ci ha consentito di non dover rincorrere di continuo la congiuntura. Con le decisioni di stanotte in questo brevissimo  consiglio dei ministri abbiamo voluto dare il chiaro segnale che quando ci sono segni di stabilizzazione ci si può permettere qualche sollievo», dice Mario Monti. Un sollievo «che non è una modifica di rotta». Ma i consumatori sono già sul piede di guerra: "La riduzione di un punto dell'Irpef e dall'altra parte l'aumento dell'Iva è una presa in giro dei consumatori ai quali il Governo, fino a ieri, aveva promesso che avrebbe fatto di tutto, fino all'ultimo, per scongiurare questo aumento, visto il crollo dei consumi". Così il Codacons commenta le novità introdotte dalla legge di stabilità. "Diventa ancora più una beffa ed un tradimento - aggiunge l'associazione - l'aumento di un punto dell'Iva a fronte della riduzione dell'Irpef, che dimostra come le risorse per non aumentare l'Iva evidentemente ci sono".  Durissimo il commento di Confersercenti: "Lo scambio tra taglio delle aliquote Irpef e aumento dell'aliquota Iva non è un favore alle famiglie. Anzi, è un'altra inaccettabile mazzatà da circa 1,5 miliardi di euro mascherata da taglio della pressione fiscale". 

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