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Fiat, i sindacati: "Ritirare i licenziamenti"

Sergio Marchionne

Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri chiedono a Marchionne il ritiro dei 19 licenziamenti di Pomigliano. Bonanni: "Il governo faccia qualcosa"

Andrea Tempestini
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  La crociata contro Sergio Marchionne, ora, raccoglie la maggior parte delle sigle sindacali. Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri hanno chiesto alla Fiat il ritiro della procedura di mobilità aperta per i 19 lavoratori di Pomigliano (avviata dopo la sentenza che ha imposto alle società l'assunzione di 19 aderenti alla Fiom) e la convocazione di un incontro urgente tra azienda e sindacati. La richiesta è stata avanzata all'Unione Industriale di Torino in occasione della riunione sul contratto del Gruppo. "Entro oggi Fiat dovrebbe dirci la data dell'incontro che abbiamo chiesto, in seguito all'annuncio della mobilità per 19 operai a Pomigliano", ha tuonato Ferdinando Uliano, responsabile auto della Fim a Torino. "In apertura dell'incontro, abbiamo formulato la nostra contrarietà sulla decisione dell'azienda di mettere in mobilità 19 operai a Pomigliano, per rispettare la sentenza del tribunale di Roma. Per noi è una decisione profondamente sbagliata, anche alla luce degli accordi che abbiamo preso nel luglio 2011 con l'azienda, che prevedono la riassunzione di tutti gli operai entro luglio 2013", ha aggiunto Uliano.    Bonanni all'attacco - Poi il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha egualmente chiesto al Lingotto di tornare sui suoi passi: "O la Fiat ritira i 19 licenziamenti a Pomigliano o faremo ricorsi. Le sentenze si rispettano e non si discutono - ha aggiunto a margine della presentazione del primo rapporto sulla contrattazione di secondo livello -. O l'azienda ci rassicura o faremo ricorso anche noi", ha aggiunto il leader Cisl. E ancora: "In un paese che è già preda dell'illegalità non è il caso di entrare nle merito delle sentenze. E' necessario che vadano rispettate fino in fondo, o il Paese va allo sbando". Bonanni ha infine invitato il governo ad attuare "un'opera di mediazione silente, discreta e quindi produttiva. Se il governo ha qualcosa da fare - ha concluso - lo faccia e dopo lo dica".  

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