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Germania, allarme sul Pil: calo dello 0,2, incubo recessione per Angela Merkel

Giulio Bucchi
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Lo spettro della recessione cala anche sulla Germania felix di Angela Merkel. La prima economia europea ha registrato una contrazione del Pil nel secondo trimestre a meno 0,2%, rispetto al +0.7% dei primi tre mesi del'anno. Il consensus Bloomberg era per una contrazione di solo lo 0,1 per cento. Su base annua, il Pil tedesco segna un +0,8%, dal +2,5% precedente. L'Ufficio federale di statistica ha spiegato che il dato, corretto per gli effetti di calendario, riflette una crescita delle importazioni a fronte di una diminuzione delle esportazioni. "Il saldo - si legge nel rapporto - ha avuto quindi un effetto negativo sullo sviluppo economico tedesco". L'allarme degli investitori - La frenata dell'economia tedesca si abbina all'analogo calo trimestrale del Pil italiano, mentre la Francia ha evidenziato un'altro trimestre di crescita nulla. Riscontri che alimentano le incertezze circa il rischio di un arresto della crescita per l'intera Eurozona complice soprattutto l'effetto negativo della crisi Ucraina. Ieri l'indice Zew di agosto aveva evidenziato una forte discesa del sentiment degli investitori tedeschi. Ad agosto l'indice calcolato dall'istituto Zew, che misura le aspettative economiche in Germania, è crollato a 8,6 punti dai 27,1 punti registrati a luglio, toccando i minimi dal dicembre del 2012. Il declino, ha spiegato l'istituto, è la conseguenza delle recenti tensioni geopolitiche in Ucraina e nel Medio Oriente ed è previsto che la crescita economica in Germania sarà inferiore alle attese nel 2014. I timori dell'Fmi - Per l'intero 2014 la Bundesbank vede il Pil tedesco salire dell'1,9%, previsione in linea con quella formulata il mese scorso dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi). L'istituto di Washington ha però rimarcato che il Paese dovrebbe fare più investimenti pubblici per stimolare la crescita e sostenere la zona euro in blocco. Secondo l'Fmi la Germania potrebbe investire fino allo 0,5 per cento del Pil annuo in più per i prossimi quattro anni senza violare le regole di bilancio. Opzione di maggiore spesa pubblica che non è vista benevolmente dalla Bundesbank.

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