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Riforma del Catasto: salasso per sei milioni di case

Ignazio Stagno
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La riforma del Catasto è alle porte. Occhi puntati su Messina, Napoli e Ragusa. Tra i diversi milioni di abitazioni destinate a finire nel mirino della revisione degli estimi, infatti, è proprio in quelle città che si concentra la più alta densità di case del tipo A/4 e A/5, le categorie catastali più modeste, che finiranno inevitabilmente sotto la lente d'ingrandimento dell'erario. Secondo una classifica elaborata dall'Associazione dei geometri fiscalisti (Agefis) per il Sole 24 ore, sicuramente nei capoluoghi del Sud c'è la percentuale più alta di abitazioni di categoria catastale bassa, mentre in città come Piacenza e Trento sono presenti in maniera quasi del tutto trascurabile. E' quindi ovvio dove si tenterà di andare a colpire nella revisione dei criteri estimativi: lo scopo è proprio quello di andare a eliminare gli squilibri attualmente presenti, dove magari a fronte di quotazioni immobiliari molto diverse tra città (o quartieri) differenti i valori catastali sono rimasti identici, pagando così lo stesso conto per Imu e Tasi. Certo è che a categorie catastali non elevate non sempre si accompagna il classico furbetto: spesso si tratta solo di un padrone di casa che non ha effettuato grandi lavori di recupero, mantenendo la classe attribuita quando l'abitazione è stata accatastata per la prima volta. Cosa cambia - Ed è proprio per analizzare meglio queste ultime situazioni che l'analisi sulle statistiche catastali si rivela più utile. In tutte le città, le case di categoria media (cioè le A/2 e le A/3) sono sempre la maggioranza, ma dove c'è una forte presenza di abitazioni in categorie povere (le A/4 e le A/5, per l'appunto), significa che un proprietario che oggi sta pagando le imposte su valori fiscali nettamente inferiori a quelli degli altri, e che potrebbe subire tra cinque anni i maggiori aumenti del valore patrimoniale. Anche se poi il conto effettivo delle imposte dipenderà dalle scelte dei sindaci e da come verrà tradotto il principio dell'invarianza di gettito. A Milano, per esempio, quasi il 20% dei proprietari oggi paga le imposte partendo da una rendita che è la metà della media cittadina. A Napoli, addirittura, più del 10% delle case ha una rendita dieci volte inferiore al livello medio. Qui si annidano i maggiori rischi di rincari, quindi. Ma anche la speranza di pagare un po' meno tasse per chi oggi possiede le case con le rendite più elevate.

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