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Paolo Savona e la scommessa mortale con Mario Draghi, il retroscena dinamitardo di Augusto Minzolini

Giulio Bucchi
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Una grande partita di poker, quella tra Paolo Savona e Mario Draghi. Sul tavolo la posta in gioco è enorme: la sopravvivenza dell'Italia e dell'Unione europea. Il retroscenista Augusto Minzolini, sul Giornale, riporta una conversazione sotto la pioggia avvenuta tra il ministro degli Affari Ue (e secondo molti ministro-ombra dell'Economia) e alcuni pezzi grossi in piazza Montecitorio "giovedì scorso alle 19". "Io non ho attaccato Draghi perché non era il caso - spiega il ministro -, ma l'elemento fondamentale è che ci sia uno scudo permanente che metta un paese al sicuro dalla speculazione". GUARDA IL VIDEO - "L'uscita dall'euro non è possibile, ma inevitabile". L'uomo che getta una bomba sul governo Il riferimento è al Quantitative easing, il bazooka usato dalla Bce per superare la crisi investendo nei titoli di stato dei Paesi membri dell'Eurozona. Un ombrello che da gennaio andrà ufficialmente in soffitta. Ma Savona, che studia da tempo una nuova governance economica per l'Unione europea, non ci crede fino in fondo: "Serve uno strumento che non deve essere discrezionale, cioè che interviene perché lo decide qualcuno, ma deve entrare in funzione automaticamente, secondo uno schema normativo - spiegava giovedì scorso -. E, detto in un orecchio, penso che Draghi ci stia già pensando. Altrimenti non si capirebbe perché lo spread al mattino va su e la sera torna giù. E, comunque, senza uno strumento del genere non salta l'Italia, salta l'Europa". Insomma, è il ragionamento di Savona, visto che l'Italia è "troppo grande per fallire" a Francoforte e Bruxelles faranno di tutto per non farla crollare. 

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